COSA MI E' PIACIUTO: il titolo fa paura: la minaccia è quella dell'ennesima operina sulla generazione dei trentenni in crisi, ma solo per chi non conosce nulla di Emiliano Cribari. Il nome della sua compagnia di produzione è già rassicurante: "Le cose che so di me". E infatti il protagonista è un trentenne di cui si racconta il giorno del suo trentesimo compleanno, in viaggio da Pian di Scò (Arezzo) a Sesto San Giovanni (hinterland milanese), all'indomani dell'abbandono da parte della sua fidanzata. E' quindi sì un trentenne in crisi, ma parla per sé. O meglio, per il regista e autore del film. Lorenzo infatti è un giovane regista e poeta che a Sesto San Giovanni è andato per presenziare alla proiezione del suo ultimo film, che ha esattamente le caratteristiche di 30 anni quasi 21, e cioè un lavoro essenzialmente autobiografico, girato senza alcun finanziamento, costruito sulla forza della parola. Il modo in cui Cribari volge a proprio favore la povertà di mezzi è ingegnoso: una Sesto San Giovanni popolata da fiorentini (a parte un paio di autoctoni parlanti un "lombardese" che in natura non esiste) è così curiosa da stupire anche il protagonista. Bellissimo il "monologo" fra Lorenzo e "l'uomo silenzioso" come lui l'ha mitologicamente battezzato non accorgendosi che è sordomuto, in cui l'autore confessa onestamente una debolezza che credo sia comune a molti artisti che si interroghino sul valore e il significato del proprio lavoro: rivedere un proprio film è una pena, perché si tende a percepirlo come un cumulo di errori, con il conseguente impulso a spiegare questo e quest'altro, e a giustificare ogni minima scelta. E molto riuscita anche la "collezione" di telefonate alla reception dell'albergo dove Lorenzo si è fatto testé assumere. Bella fotografia, nei rari casi in cui il campo si allarga. Attori molto ben guidati grazie anche alla preziosa collaborazione di Erika Renai, protagonista di un altro film di Emiliano Cribari, Via Varsavia. Il titolo adombra il concetto che ciascuno di noi nasce e muore con una propria età, immutabile.
COSA NON MI HA CONVINTO: c'è a mio parere un'insistenza un po' sproprozionata sulla figura del nonno, che tende a ripiegare l'universale in personale. La scena della noce di cocco era tutto sommato evitabile.
CURIOSITA': mi pare di poter affermare che la Sacher (intesa come torta) sta a Moretti come l'Atalanta Bergamasca (squadra di calcio) sta a Cribari. Recentemente ho appreso dalla Wikipedia che a Bergamo non si dice "Vado allo stadio", ma "Vado all'Atalanta". Invece a Milano si va "a San Siro" (giammai al Meazza, a parte qualche interista delle generazioni più giovani), e a Napoli si va "al campo".
Ho visto 30 anni quasi 21 in italiano senza
sottotitoli.
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