COSA MI E' PIACIUTO:
è un film molto divertente, ma lo sarebbe ancora di più se la struttura
generale non si limitasse alla descrizione di un mondo, o se si vuole
di due mondi contrapposti che tendono a fondersi e a scambiarsi i
ruoli. Tutto sommato lo si potrebbe accostare, per la sua natura
puramente descrittiva, a un film di Tati come Mon Oncle, ma lì le
invenzioni umoristiche sono tante e tali da rendere ardito il confronto.
Altro modello significativo potrebbe essere "Il fantasma della libertà"
di Buñuel, ma la differenza è che in Iosseliani i dialoghi sono superflui,
e il surrealismo del georgiano nasce dalla realtà rappresentata,
per il modo in cui viene mostrata, e non è uno strumento stilistico.
Certo non si può lamentare l'assenza di invenzioni, figurative e/o
di situazione: la cameriera rocciatrice che lava le finestre della
villa dall'esterno calandosi con le corde, il giovane ricco che alla
ricerca dell'opposto si dedica a lavori umili come lavapiatti, facchino,
aiuto-mendicante, lavavetri (bellissima l'inquadratura in cui passando
lo straccio sulla vetrina del negozio e rimovendo la schiuma svela
un presepe, come se si fosse improvvisamente alzato un sipario a
nostro beneficio), sua madre che si sposta in elicottero e che la
sera invita il bel mondo cantando sempre lo stesso lied da Die schöne
Müllerin in una strana versione da osteria tirolese, ed esibendo
il suo marabù* come se fosse un cane da grembo; suo padre che passa
il tempo a degustare vini, far girare trenini elettrici, e andare
a caccia a venti metri da casa vestito di tutto punto con il cameriere
che gli lancia i bersagli. Belle le musiche, georgianeggianti. E
colgo l'occasione per consigliare a chi non li conoscesse i bellissimi
cori maschili della tradizione georgiana: c'è in giro almeno un disco
del Rustavi Choir (io ne ho uno stupendo pubblicato dalla Nonesuch,
979224-2).
COSA NON MI HA CONVINTO: come dicevo, c'è la descrizione, ricca di
intuizioni, di un mondo, ma manca una storia. Tante piccole storie
non ne fanno una grande, al limite fanno un telefilm nello stile
contemporaneo, e le connessioni fra i vari filoni sembrano significanti
solo sotto il profilo spazio-temporale. La conseguenza è che i
personaggi non si modificano, non crescono, ma come figurine di
un presepe si lasciano ammirare restando però sempre uguali a sé
stessi.
CURIOSITA': *per i pochi, fra i quali il sottoscritto,
che non lo sapessero, e quindi vedendo quel curioso animale che compare
nel film si fossero chiesti o sono destinati a chiedersi "Bello,
ma cos'è esattamente?", quel grande uccello simile a un pellicano
è un marabù.
Ho visto Addio terraferma in francese.
Per i pochissimi dialoghi che ci sono, tutto sommato i sottotitoli
in castigliano sono superflui.
Questo film su Amazon.it
Otar Iosseliani su Amazon.it