DI COSA SI TRATTA: un giovane inventore corteggia una ragazza appartenente all'aristocratica famiglia degli Amberson. Viene respinto una prima volta. E una seconda volta vent'anni dopo.
COSA MI E' PIACIUTO: l'opera originale doveva essere un capolavoro, se non all'altezza, almeno degno di Quarto potere, che O. Welles girò l'anno prima. Com'è noto, tuttavia, la RKO, ispirata non si sa bene da chi o da cosa (la favola delle perplessità del pubblico presente all'anteprima è difficile da credere), iscrisse il film al ricovero dei grandi mutilati della storia del cinema (destinato a far compagnia a Rapacità, Metropolis, Play Time e molti altri), tagliando ben 43 minuti rispetto alla versione destinata all'anteprima, e addirittura 60 rispetto al montaggio originale, e appiccicando alla coda un lieto fine ributtante, totalmente estraneo al resto dell'opera sotto il profilo drammaturgico e sotto quello stilistico. Ciò che si riesce a indovinare, e a tratti ad apprezzare ancora pienamente, è la ricchezza delle idee in sceneggiatura e nella realizzazione. Il dialogo fra l'industriale (Cotten) e il giovane Amberson a tavola sul ruolo dell'automobile è un pezzo da antologia, per quello che vi si dice e per come il testo viene rappresentato. La tradizione del cinema "impegnato" vuole che l'emergente classe imprenditoriale metta in risalto la grettezza della vecchia aristocrazia legata alla terra. Welles è assai più equilibrato, e molto sottilmente mette in luce le ragioni e i punti deboli di entrambe le culture. La fantasia del ventisettenne Welles come creatore di immagini è di nuovo fervidissima, e rispetto all'autore di Quarto potere anche maggiormente controllata e meno esibita. Bravi gli attori, splendida la fotografia. Sul montaggio è impossibile pronunciarsi, visto che quello che vediamo qui non è di Welles.
COSA NON MI HA CONVINTO: lo sfregio finale, che fa fremere di rabbia di fronte allo scempio compiuto, è quell'epilogo da soap opera.
Ho visto L'orgoglio degli Amberson in lingua originale
con i sottotitoli in italiano (trascrizione del doppiaggio, e non sempre fedeli al parlato).
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