COSA MI E' PIACIUTO:
summa dell'opera di un regista al contempo talentuoso e rigoroso, Gamlet ha richiesto 8 anni di lavoro, principalmente per la scrittura, ma poi anche per la lunga preparazione con gli attori. La sfida lanciata dal cinema sovietico sul terreno di un caposaldo della letteratura occidentale, per la quale le autorità concessero amplissima disponibilità di mezzi. Gamlet è un film che senza tradire le origini teatrali sfrutta pienamente le peculiarità del cinema. Vi sono diverse scene di fortissimo impatto emotivo, ben distribuite lungo tutto il percorso, come ad esempio l'apparizione dello spirito del padre di Amleto, lo spettacolo attraverso il quale Amleto denuncia il crimine compiuto dallo zio, la pazzia di Ofelia, il duello finale. Smoktunovsky è un Amleto che trasfigura la solennità del testo (tradotto da Boris Pasternak) attraverso una ben misurata e solo apparente casualità degli atteggiamenti. Ricorda un po' André Dussollier, un po' l'Oleg Tabakov nei panni di Oblomov. Si è parlato di un'affinità stilistica con l'Ivan di Eisenstein, ma Kozintsev predilige ampiamente i campi lunghi, riservando i primi piani quasi esclusivamente ad Amleto. La musica di Dmitri Sciostakovic offre un contributo determinante. Si tratta evidentemente di musica scritta per il film, in collaborazione con il regista; una collaborazione che fu estesa ad altri 4 film. Bianco-nero mozzafiato: quando Ofelia veste il velo nero simbolo di lutto il biancore del suo volto sembra stagliarsi e galleggiare nell'aria.
COSA NON MI HA CONVINTO: Amleto e sua madre sembrano avere la stessa età.
Ho visto Amleto in russo con
i sottotitoli in francese.