COSA MI E' PIACIUTO:
la struttura è simile a quella di Pulp Fiction, anche
se la non-linearità è qui meno radicale che nel film di
Tarantino, giacché i singoli blocchi sono più ampi. Il
dominio dell'ampia e complessa costruzione è apprezzabile. I
punti di contatto fra le tre storie sono affidati ai cani. I personaggi
umani dei tre contesti si sfiorano senza interagire significativamente,
se non per caso: l'incidente, in cui due protagonisti sono coinvolti
e di cui il terzo è testimone. Dall'incidente il nastro del tempo
si svolge all'indietro, per vedere in che modo il destino ha condotto
lì in quel preciso istante i personaggi, e viene riportato indietro
tre volte. Non son pochi i momenti che destano una viva partecipazione.
Bravi gli attori, in particolare il barbone-killer (Emilio Echevarría),
bella fotografia. Citazione di Film rosso di Kieslowski, altro
film in cui i destini si intrecciano e si rimandano echi, con il telone
pubblicitario che viene rimosso.
COSA NON MI HA CONVINTO: il finale ostenterebbe un significato che però
io non so cogliere. Scelte musicali non di rado fastidiose. Sconsigliato
alle persone sensibili che posseggono un cane e lo amano come sé
stessi.
CURIOSITA': il nome del regista è indubbiamente
di grafia ostica, ma che sulla copertina riescano a commettere ben due
errori di ortografia, uno per cognome, desta una certa meraviglia.
Ho visto Amores perros in spagnolo con
sottotitoli in italiano.
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