COSA MI E' PIACIUTO:
Barbarossa (Toshiro Mifune, all'ultima collaborazione con Kurosawa) non è il vero protagonista, ma rappresenta la proiezione di ciò che è destinato a diventare il giovane medico che si ritrova suo malgrado, fresco di studi, in un ospedale "povero", a contatto con una realtà molto dura, grazie al modello che il burbero ma umanissimo e generoso Barbarossa rappresenta per lui e per tutti coloro che vivono nella comunità. Se il progetto può apparire didascalico, non lo è la sua realizzazione, grazie alla capacità che Kurosawa possiede di raccontare storie in modo semplice e appassionante, toccando un po' tutte le corde della sensibilità dello spettatore. In un caso queste storie sono come le matrioske: l'uomo che sta per morire racconta ai compaesani la sua vicenda, e nel racconto sua moglie racconta a lui la propria storia. Molte le invenzioni visive che lasciano a bocca aperta (si osservi ad esempio come la luce disegna i movimenti delle mani della giovane Otoyo quando assiste il dottor Yasumoto ammalato). Tre ore che passano come una folata di vento. Faccio sempre fatica ad identificare un Kurosawa minore, e certamente non ci riesco qui. Preziosi e assai fertili di suggestioni i dialoghi. Straordinari tutti gli attori, compresi i bambini.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto Barbarossa in giapponese con i sottotitoli
in italiano.
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