COSA MI E' PIACIUTO:
è una farsa raffinatissima e tagliente, che offre molti spunti
di grande divertimento, per le situazioni, per i dialoghi, e per l'estrema
bravura degli attori, primo fra tutti Michel Simon. La scrittura è
estremamente moderna, ma anche lo stile di regia lo è. C'è
per esempio la sequenza che precede il tentativo di suicidio di Boudu,
ripresa con un teleobiettivo, che sembra cinema degli anni '70. E la
focale lunga non è usata per amor di virtuosismo: ci mostra invece
in anteprima ciò che pochi istanti più tardi il futuro
salvatore di Boudu vedrà attraverso il cannocchiale. Irresistibile
l'artificio con cui ci viene raccontata, senza mostrarcela, la seduzione
della moglie del libraio. Divertente, al debutto, la gag della colonna
sonora, che non voglio svelare. Da ricordare anche una bellissima carrellata
all'interno dell'appartamento, che oggi sarebbe una ripresa di routine,
ma non lo era certo nel 1932. A giudicare da come Renoir tratta la piccola
borghesia francese, penso che quest'opera non potesse non piacere a
Buñuel, anche se qui il racconto è limpido come l'acqua
del titolo.
COSA NON MI HA CONVINTO: certe sfocature dell'immagine mi fanno pensare
a qualche problema di ripresa, più che di conservazione della
pellicola. Con i mezzi di allora, peraltro, la profondità di
campo non era facile da dominare.
Ho visto Boudu salvato dalle acque in
francese con i sottotitoli in inglese, necessari in alcune occasioni
a causa della cattiva qualità dell'audio nei dialoghi.
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