COSA MI E' PIACIUTO:
come riconosciuto dallo stesso Moore, il film parte per dimostrare una
tesi, e cioè che negli Usa il numero spaventoso di omicidi compiuti
con armi da fuoco è dovuto all'enorme diffusione delle armi fra
la popolazione, e ad un certo punto, dopo aver constatato che in Canada
le armi sono ancora più diffuse ma certe cose non succedono mai
(o quasi: proprio quest'anno, nel 2006, c'è stato un caso simile
a quello di Columbine, ma restano comunque due pianeti diversi), cambia
completamente rotta: la responsabilità è di chi usa la
paura come arma di controllo del potere. Si veda Monsters
Inc. per uno sviluppo poetico della stessa tesi. Michael Moore
è molto simpatico ma anche molto diretto: la parte più
affascinante del film è quella in cui pur conservando la propria
affabilità demolisce un mito americano come Charlton Heston;
quella più impressionante è la ricostruzione della strage
montando le immagini delle telecamere della sicurezza con le telefonate
delle persone coinvolte. Ritmo vivace, nonostante si tratti di un documentario
monografico, grazie anche al montaggio agile e agli accostamenti fantasiosi
(qualcuno dice arbitrari).
COSA NON MI HA CONVINTO: per avvalorare le sue tesi qualche volta Moore
compie passi un po' lunghi, o piccoli aggiustamenti per accomodare meglio
la realtà nelle vesti del "documentario artistico"
(col suo film successivo, Fahrenheit 9/11, ha vinto la Palma
d'Oro), ma le accuse di falso provenienti dai suoi nemici si sono dimostrate
molto poco disinteressate, capziose, e in definitiva false a loro volta.
Dispiace che molti, senza aver controllato nulla, abbiano dato per scontato
che Moore "avesse mentito".
Ho visto Bowling a Columbine in inglese
con i sottotitoli in italiano (non molto fedeli, con alcune parti mancanti)
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