COSA MI E' PIACIUTO:
libertà individuale contro efficienza (presunta) del sistema
(leggasi burocrazia soffocante). Sogno contro realtà. Il sogno
è l'aspirazione ad inseguire le proprie inclinazioni, la realtà
è semplicemente disgustosa. Il mondo di questo film è
collocato in un futuro pseudo-tecnologico intasato di tubi, e sia nel
suo insieme che nei suoi miliardi di dettagli è un caso grave
di incontenibile, adorabile follia creativa. Sarà bene ricordare
che Terry Gilliam fa parte del gruppo dei Monty Python e oltre ad esserne
il regista, è uno dei due autori di questo rutilante delirio.
Citazioni cinematografiche a iosa, per ricordare che benché diverso
da tutti gli altri, è pur sempre un film. Si ride molto, ma alla
fine resta una dolce tristezza. Bravo J. Pryce, iperprotagonista quasi
onnipresente (è al centro della vicenda reale, se reale si può
definire, ed è il protagonista dei sogni), ma è assistito
da deuteragonisti di lusso come Michael Palin (altro Monty Python),
Bob Hoskins e Robert De Niro. Il titolo è legato alla canzone
che accompagna il film in tutte le salse (perfino nei suoni emessi da
una pulsantiera). Riprese in stile espressionista, che ricordano il
Lang di Metropolis o il Welles di Citizen Kane, e surrealista, con gli
onnipresenti tubi a sostituire le stampelle di Dalí.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto Brazil in inglese con sottotitoli in italiano (macchiati
da frequenti refusi).
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