DI COSA SI TRATTA: Carlito Brigante (Pacino), rimasto gravemente ferito in un agguato da parte di una gang rivale, racconta come è arrivato a quel punto, dall'uscita dal carcere, per merito di un avvocato cocainomane (Penn), fino alla ricaduta nel giro della malavita di Harlem.
COSA MI E' PIACIUTO: nella disperata ricerca della poesia in un ambiente sporco, ovvero di un fiore nel fango, De Palma riesce in almeno due occasioni a trovarla: quando Carlito, sulla terrazza di un palazzone, coprendosi con il coperchio di un bidone della spazzatura dalla pioggia battente, scruta attraverso le finestre dell'edificio di fronte la scuola di ballo dove studia la sua ex-fidanzata; quando Carlito "vede" la sua fidanzata, ritrovata, ma sul punto di lasciarla di nuovo suo malgrado, mentre danza al tramonto su una spiaggia delle Bahamas. Come si può facilmente intuire, le due sequenze sono idealmente collegate. La seconda rappresenta altresì il finale, che si prolunga sui titoli di coda (da vedere assolutamente fino allo sfumare delle immagini), ed è un finale davvero poetico e commovente, oltre che abilmente collegato alla sequenza iniziale del film. Poco importa se la prima delle sequenze citate sia palesemente ispirata da C'era una volta in America di Leone: il plagio non è mai tale se dal prestito sortisce qualcosa di nuovo e di bello (lo sosteneva Renoir, e sono completamente d'accordo con lui). Altre due piccole idee da ricordare: lo specchio del bagno in cui si riflette la bella rotto con un pugno da Carlito, e il dialogo attraverso la porta socchiusa fra i due. Pacino è uno dei miei attori preferiti, perché oltre a essere bravissimo mi risulta istintivamente simpatico, qualunque sia il personaggio che interpreta, foss'anche la più odiosa delle carogne. Ma in questo film il fuoriclasse è Sean Penn, un altro dei miei attori preferiti, nonostante il suo personaggio in Carlito's Way sia oggettivamente uno schifo d'uomo.
COSA NON MI HA CONVINTO: un finale così bello che conclude un film (di due ore e 18 minuti) come Carlito's Way è paragonabile a una splendida e autentica coda di pavone attaccata a uno sgraziato tacchino di cartapesta. Dicevo nel comparto dei pro della disperata ricerca della poesia: a me pare che la poesia sia qualcosa che non si deve cercare, ma si può solo trovare. E per trovarla bisogna però blandirla con i giusti mezzi. Anziché costruire una storia servendosi di stereotipi (operazione più che lecita), De Palma sembra fare il contrario: accomoda la narrazione per poter utilizzare i luoghi comuni propri del genere gangster; oltre a ciò, finisce per farne un altro tipo di film, per il quale però occorrerebbe materiale più solido, a cominciare dalla qualità dei dialoghi, passando per l'equilibrio costruttivo, e a terminare con le qualità tecniche (movimenti di macchina troppo esibizionistici, e quindi invadenti, montaggio prodotto in alcuni casi con un'accetta, recitazione irrealistica, nel dire e nel fare, da parte di alcuni degli interpreti di contorno: per dirne una, il killer alla stazione che improvvisamente scorge Carlito e sembra simulare la partenza di un 3000 siepi è un orrore, e la responsabilità è del regista che non se ne accorge). Poi c'è il problema del missaggio del suono, che potrebbe però anche dipendere dall'edizione di questo dvd: non c'è quasi mai il giusto equilibrio tra gli effetti ambientali, i dialoghi e la musica. Quest'ultima, poi, in almeno 3 o 4 scene è completamente inadatta a ciò che sta tentando di commentare.
Ho visto Carlito's Way con
l'audio originale e i sottotitoli in italiano.
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