COSA MI E' PIACIUTO:
Kurosawa, che ha sempre dimostrato un grande amore per la natura, e
una speciale attenzione al problema del rapporto dell'uomo con essa,
in Dersu Uzala la elegge ad autentica protagonista del film.
Dersu Uzala ne é una parte inscindibile: egli parla degli elementi
come di uomini: il sole è l'uomo più forte di tutti, perché
quando muore lui muore tutto; il vento, l'acqua, il fuoco sono uomini.
E quando un uomo, come Dersu Uzala, ha imparato a convivere con la natura
e a rispettarla, non riesce più ad abituarsi alla vita in città.
La saggezza e il buon senso assoluti, cioè non legati a un microsistema,
sono doti che l'uomo metropolitano ha smarrito, forse per sempre. Superfluo
dire quali meraviglie Kurosawa riesca a destinare ai nostri occhi, senza
peraltro confezionare cartoline: al grande maestro il "già
visto" non è mai interessato. Ammirevole la semplicità
di Maxim Munzuk, attore teatrale, regista, etnomusicologo, compositore
e insegnante.
COSA NON MI HA CONVINTO: la parte cittadina. Il disagio di Dersu prigioniero
della città si comprende benissimo, ma non si "sente"
che debolmente, come riflesso della logica e non come emozione. In generale,
la prima parte è molto superiore alla prima, e si avverte un
certo stacco: le due parti sono tratte da due libri diversi dello stesso
autore (Arseniev).
CURIOSITA': il film ha fatto incetta di premi,
fra cui l'Oscar per il miglior film straniero.
Ho visto Dersu Uzala in russo con sottotitoli in italiano.
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