DIES IRAE

TITOLO ORIGINALE Vredens dag
ANNO 1943
PAESE Danimarca
REGIA Carl Theodor Dreyer
GENERE Drammatico
ATTORI PRINCIPALI Thorkild Roose, Lisbeth Movin, Preben Lerdorff Rye, Sigrid Neiiendam, Anna Svierkier, Olaf Ussing
DURATA - FOTOGRAFIA 93' - bianco e nero
PRODUTTORE DVD San Paolo
Dies irae (Vredens dag)- C.T. Dreyer

 

 

Dies irae (Vredens dag)- C.T. Dreyer
Dies irae (Vredens dag)- C.T. Dreyer
Dies irae (Vredens dag)- C.T. Dreyer
Dies irae (Vredens dag)- C.T. Dreyer

 


Punteggio assegnato al film: ****
Punteggio complessivo assegnato al dvd (edizione e film): ***

Recensione del 29/7/2013

 

 

Qualità video: discreta.
Qualità audio: discreta.
Lingue: Danese e Italiano 2.0 Dual Mono
Sottotitoli: italiano per non udenti (facoltativi)
Formato video: 1.33:1 4/3
Extra significativi: un commento del critico Pino Farinotti.



DI COSA SI TRATTA: un duplice caso di stregoneria nella Danimarca del XVII secolo.

COSA MI E' PIACIUTO: secondo film basato su una storia di condanna al rogo di una donna, dopo La passione di Giovanna d'Arco del 1928. Questa volta la circostanza è utilizzata per gettare luce sulla vita sociale e famigliare di un certo periodo, ed evidenziare come in una società immobile e profondamente radicata alle proprie tradizioni, soprattutto religiose, i principii prevalgano sul valore delle persone facendone scempio. Non a caso il titolo del romanzo da cui il film è stato tratto corrisponde al nome della giovane protagonista, che alla fine si arrende all'evidenza e rinuncia alla propria vita, i cui valori sono stati sacrificati sull'altare della superstizione e quindi azzerati. L'immobilità del contesto è ben rappresentata dal cortocircuito generazionale che si crea nel momento in cui il figlio di primo letto di Absalon e la sua giovane seconda moglie, fra loro coetanei, s'incontrano e s'innamorano. Il contesto espelle l'anomalia, e a pagare è il soggetto debole, ovvero la donna. La donna condannata al rogo nella prima parte del film, oltre a essere donna è ancha anziana, e impossibilitata a difendersi. La staticità dell'ambiente è anche rappresentata stilisticamente con movimenti di macchina lentissimi ("Non il montaggio è lento, ma il movimento dell'azione" Dreyer).

COSA NON MI HA CONVINTO: rispetto alla Passione e al successivo Ordet, Dies irae a me pare molto più costruito e meno coinvolgente. E' più evidente la tesi, ma meno artisticamente risolto il suo sviluppo.


Ho visto Dies irae in danese con i sottotitoli in italiano.

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