COSA MI E' PIACIUTO:
Kurosawa intreccia le misere storie di alcuni gruppi di personaggi che
abitano in una baraccopoli, facendo del luogo un autentico unico protagonista.
Alterna il comico e il drammatico con naturalezza passando da una storia
all'altra, ma a volte fonde gli elementi con risultati strepitosi: su
tutte, la sequenza di otto minuti in cui l'uomo afflitto da tic assurdi
invita a casa sua dei colleghi di lavoro e viene maltrattato dalla moglie
scorbutica. La situazione è enormemente imbarazzante e cionondimeno
parimenti spassosa. E' un film molto colorato, anche se questa edizione
non fa nulla per valorizzare quest'aspetto. Kurosawa usa cieli di cartone
dipinto, baracche fatte di migliaia di pezzi policromi, e vi mimetizza
i suoi personaggi aiutandosi con le luci. Il barbone e il figlioletto
che vivono nella carcassa di una vecchia automobile ai margini della
baraccopoli, quindi alla periferia della periferia, sono verdi. E il
barbone, alla fine, rimane verde anche al cospetto della persona cui
chiede aiuto, la quale è invece illuminata normalmente. Così
anche l'uomo che ha condannato sé stesso al silenzio per punire
la sua donna, sembra un fantasma, come se lui e la moglie vivessero
in due diverse dimensioni pur nello stesso luogo. La musica è
del famoso Toru Takemitsu. Il titolo è l'imitazione del rumore
di un tram immaginario che sferraglia sulle rotaie, ripetuto per tutto
il santo giorno da un giovane demente in giro per il villaggio. I rumori
di un vero tram però li sentiamo anche noi, grazie a un tocco
di surrealismo.
COSA NON MI HA CONVINTO: la vicenda del barbone e del figlioletto che
fantasticano sulla costruzione di una nuova grande casa è la
più debole. L'espediente della proiezione visiva della casa è
troppo insistito.
Ho visto Dodes'ka-den in giapponese con i sottotitoli
in italiano per non udenti.
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