COSA MI E' PIACIUTO:
avevo deciso, dopo aver visto il film (per l'ennesima volta, va detto),
di rinunciare a gettarmi in interpretazioni antropologiche, filosofiche,
etologiche, o altro, perché Duel mi è sempre
parso nient'altro che un bellissimo film di suspense. L'intervista a
Spielberg mi ha tolto dall'impaccio di dovermi giustificare. L'unico
elemento che potrebbe indurre alla riflessione è il fatto che
il volto del camionista folle non si veda mai, e quindi si tenda a identificare
il mostro con l'autocisterna e non con chi la guida. L'idea di nascondere
l'identità del camionista è dell'autore del romanzo. Spielberg
da una parte la rafforza, evitando di mostrare il nome dell'autista
sulla fiancata del camion (Keller, nel romanzo, per assonanza con killer),
ma poi confessa che si trattava solo di un espediente per alimentare
la suspense. Certo che il bestione è stato scelto proprio bene,
fa paura anche da fermo. Il montaggio è spettacolare (vi lavorarono
in cinque, sotto la guida di Spielberg, che ricorda come le riprese
durarono 13 giorni, e poi restarono poco più di tre settimane
per il montaggio e la sincronizzazione: la televisione non aspetta),
la musica di Bill Goldenberg efficacissima. Pensavo che all'ennesima
visione la tensione si sarebbe allentata. All'inizio è così,
perché si sa già cosa avverrà dopo, ma col passare
del tempo è impossibile non farsi coinvolgere ancora una volta.
COSA NON MI HA CONVINTO: ci sono alcune parti aggiunte rispetto all'originale
per la televisione. I 74' della prima versione diventano 85'30".
Le principali aggiunte riguardano il personaggio della moglie, con cui
il protagonista litiga per telefono, e l'episodio del passaggio a livello.
Quest'ultima è un'idea notevole, mentre la prima è inutile,
e anzi nuoce al ritmo del film.
Ho visto Duel in lingua originale con
i sottotitoli in italiano.
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