COSA MI E' PIACIUTO:
Ferro 3 contiene almeno due sicuri elementi di originalità,
ovvero l'idea principale (un giovane che va ad occupare temporaneamente
le case lasciate vuote, ma anziché rubare o far danni le valorizza,
aggiustando cose rotte, facendo il bucato, cucinando piatti elaborati...),
e il mutismo quasi totale dei due protagonisti, che esprimendosi con
gesti semplici si capiscono e si fanno capire benissimo. Qui l'originalità
sta nel fatto che vengono ripresi soltanto in momenti della loro vicenda
in cui le parole non servono. Il titolo, come spiega il regista, si
riferisce alla scarsa importanza che si dà solitamente alla mazza
da golf detta "ferro 3", una delle meno usate, che invece
il protagonista si porta appresso usandola come arma e come strumento
di comunicazione, allo stesso modo in cui si occupa e ridà importanza
alle case trascurate dai loro proprietari. La recitazione dei due interpreti
principali, entrambi molto bravi, è giocoforza improntata alla
massima essenzialità, come semplici ma efficaci sono le musiche
che accompagnano i loro silenzi. La fotografia invece è assai
ricercata, e ogni singola inquadratura insegue, quasi sempre raggiungendola,
una complessità compositiva che non risulta né troppo
elaborata né fine a sé stessa. Il surrealismo che poco
alla volta prende piede non è affatto gratuito: ogni immagine
e ogni azione rappresentata restano legate a una possibile logica.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto Ferro 3 - La casa vuota in coreano
con i sottotitoli in italiano (obbligatori).
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