DI COSA SI TRATTA: un saggio sulla menzogna, il falso nell'arte e nella vita.
COSA MI E' PIACIUTO:
figurativamente affascinante, ed essendo un film incentrato quasi esclusivamente sulla pittura, non è dote insignificante; concettualmente e costruttivamente intrigante: il film è diviso in due parti, una in cui si parla della vera storia di un pittore considerato il re dei falsari, che dura un'ora, l'altra è una storia inventata da Welles sul conto di un autentico grande artista, Pablo Picasso. Riassumendo, la verità su un falsario, il falso su un vero artista. Montaggio per certi versi cubista. Welles nella parte dedicata a Picasso fa confluire nelle medesime inquadrature delle foto del grande pittore spagnolo e la sinuosa figura di Oja Kodar, attrice croata accreditata ad onor del falso di una storia con Picasso. Piacevoli, come sempre, le musiche di Michel Legrand. Due aneddoti da tramandare: il pittore falsario Elmyr de Hory (ungherese), riferendosi ai critici d'arte, dice che non dovrebbe esistere una sola persona che possa decidere che cosa è bello e che cosa è brutto. Lo stesso de Hory racconta che a Picasso furono mostrati, uno dopo l'altro, tre lavori ritenuti suoi, ma che lui respinse come falsi. "Ma maestro", disse uno dei presenti, "l'ho vista io stesso dipingere questo quadro". "Beh" fu la risposta, "posso dipingere un falso Picasso come chiunque altro".
COSA NON MI HA CONVINTO: il concettuale diventa non di rado cerebrale, cioè qualcosa che richiede uno sforzo soltanto per capire di cosa si stia parlando o cosa si voglia mostrare e dimostrare, la libertà stilistica sfiora l'artificio fine a sé stesso.
Ho visto F For Fake in inglese
con i sottotitoli in italiano.
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