COSA MI E' PIACIUTO:
i due personaggi fanno tenerezza, e gli interpreti sono magnifici. Quando
sono in scena loro due non avrebbero bisogno di copione né altro.
La satira sulla televisione come macchina commerciale anziché
strumento di cultura, una trasformazione che con l'affermazione delle
tv private si era ormai pienamente compiuta, coglie un sospetto che
andava facendosi strada: la prospettiva del passaggio da una tv commerciale
che inseguiva la logica del profitto in alternativa al servizio pubblico,
ad un'unico sistema basato esclusivamente sugli ascolti, al quale sfuggono
soltanto pochissime oasi d'informazione autentica e di cultura, confinate
in genere ad orari inattingibili alla quasi totalità delle persone
normali. Nicola Piovani scrive delle musiche che ricalcano perfettamente
lo stile di Nino Rota ma adeguandole alla situazione. Bei costumi.
COSA NON MI HA CONVINTO: la quasi totalità delle decine di personaggi
di contorno è pura esibizione aforistica, e se si eccettuano
un paio di situazioni (mi vengono in mente lo scherno nei confronti
del collezionista di decorazioni e le mutandine commestibili) non c'è
molto da divertirsi. L'inverosimiglianza legata alla poetica del sogno
che ha sempre ispirato Fellini rischia di suscitare irritazione quando
all'originalità si sostituisce la ripetizione dei soliti schemi
(donne dalle forme assai generose, intellettuali che parlano con strani
accenti, nani, gente mai vista prima che guardando in camera arringa
gli spettatori su argomenti incomprensibili). Infine trovo insopportabile
l'inaccuratezza totale nella sincronizzazione del parlato. Un conto
sono i film doppiati in lingue diverse dall'originale, un altro è
ascoltare una frase e vederne pronunciare un'altra nella stessa lingua,
e questo avviene sistematicamente dall'inizio alla fine.
Ho visto Ginger e Fred in italiano senza
sottotitoli.
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