COSA MI E' PIACIUTO:
più che alla scrittura (Pierre Bost, sceneggiatore e autore dei dialoghi,
aveva scritto nel '45 anche "Monsieur Ladmiral va bientôt mourir"
da cui è stato tratto "Un dimanche à la campagne" di Tavernier, uno
dei miei film preferiti), Giochi proibiti deve
la sua riuscita, e conseguentemente la sua popolarità, alla perfetta
ricreazione di un clima, quello di una piccola comunità contadina
(in pratica due famiglie che si detestano) che vive quasi solo di
riflesso le tragedie della guerra (siamo nel 1940). Una realtà in
cui capita un'orfanella che è il sole che dà l'energia necessaria
a tutto il film, grazie soprattutto alla piccola incantevole Brigitte
Fossey che si fa carico delle tristi vicende del suo personaggio
aderendovi con stupefacente naturalezza. Splendida fotografia, e
indimenticabile colonna sonora di Narciso Yepes, che ha scritto o
adattato per la sua chitarra un brano diventato anche più celebre
dello stesso film.
COSA NON MI HA CONVINTO: il primo quarto d'ora farebbe gridare
al capolavoro, se tutte le promesse fossero mantenute. Poi però un'insistenza
eccessiva sui temi religiosi, trattati con una certa superficialità nel
voler mostrare il punto di vista dei bambini, che è rivolto agli
aspetti esteriori della ritualità, e anche un finale troppo sbrigativo
e slegato dal resto perché possa colpire davvero nel segno, mi
inducono a considerare Giochi
proibiti un bel film, emozionante anche, ma non quel capolavoro
che avrebbe potuto essere. In un paio di dialoghi il piccolo protagonista
sillaba a fior di labbra le battute della bimba, ma forse è colpa
mia: cosa mi spinge a osservare, nel corso di un dialogo, chi ascolta
invece di chi parla?
CURIOSITA': Leone d'Oro al Festival di Venezia del 1952
Ho visto Giochi proibiti in francese con sottotitoli in italiano.
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