HEIMAT 3

TITOLO ORIGINALE Heimat 3 - Chronik einer Zeitenwende
ANNO 2004
PAESE Germania
REGIA Edgar Reitz
GENERE Drammatico
ATTORI PRINCIPALI Henry Arnold, Salome Kammer, Edith Behleit, Karen Hempel, Michael Kausch, Björn Klein, Mathias Kniesbeck, Tom Quaas, Uwe Steimle, Peter Joachim Schneider, Christian Leonard, Clarissa Iwlewa, Victor Nemchenko, Nicola Schössler, Heiko Senst, Constanze Wetzel, Anke Sevenich, Patrick Mayer
DURATA - FOTOGRAFIA 656' (10 h 56') - colore/bianco e nero
PRODUTTORE DVD Dolmen (6 dischi)
Heimat 3 - Edgar Reitz

 

 

 

Heimat 3 - Edgar Reitz
Heimat 3 - Edgar Reitz
Heimat 3 - Edgar Reitz
Heimat 3 - Edgar Reitz

 


Punteggio assegnato al film: ****½
Punteggio complessivo assegnato al dvd (edizione e film): ****

Recensione del 9/2/2006

 

 

Qualità video: molto buona.
Qualità audio: ottima, con ambienza molto naturale, nient'affatto costruita, nelle scene dei concerti
Lingue: Italiano 5.1 e Tedesco 2.0
Sottotitoli: in italiano per non udenti sulla traccia italiana (opzionali), in italiano normali sulla traccia tedesca (obbligatori)
Formato video: 1.78:1  16/9
Extra significativi: "Lezioni di cinema di Edgar Reitz" e "Intervista a Carlo Di Carlo" sul sesto disco.


PRIMO EPISODIO - Il popolo più felice della Terra (1989)  ****½   ****

Durata: 102'

Hermann Simon e Clarissa Lichtblau si ritrovano per caso a Berlino in un giorno fatidico per la storia della Germania. Il ritorno a Schabbach.

E il ritorno a Schabbach coincide con il ricongiungimento di chi come me ha visto e amato i primi due Heimat con un mondo che conosce bene. La primissima parte, non più di dieci minuti, svolge il ruolo che nel primo Heimat era ricoperto da Glasisch che introduceva ogni episodio sfogliando un album di fotografie, e in Heimat 2 dal monologo fuori campo del personaggio cui era dedicato l'episodio. Il racconto in questo preludio è un po' accelerato, quasi frullato, perfino nei dialoghi, e per chi è abituato ai ritmi lenti della narrazione di Reitz risulta anche sconcertante, finché non se ne capisce la funzione. Ma non appena ci siamo rimessi sulla giusta rotta di navigazione, ci ritroviamo ad assaporare un'ideale combinazione della semplicità che caratterizzava la prima serie, e della libertà di associazioni delle immagini e dei pensieri propria di Heimat 2, che qui ha i suoi momenti più alti nelle sovrapposizioni delle fasi della ricostruzione della casa e dei concerti di Hermann e Clarissa, per rappresentare la loro distanza fisica e al contempo la loro prossimità spirituale. E' una proiezione nel particolare del ricongiungimento fra tedeschi dell'est e dell'ovest, che si riconoscono come se fossero sempre stati insieme. Le musiche sono come di consueto scelte con grande proprietà (il finale di Didone e Enea di Purcell, l'ultimo Folksong di Berio, l'Imperatore di Beethoven, etc...; Clarissa canta in macchina l'inno della DDR, i due tedeschi orientali che sono con lei intonano di rimando l'inno della Germania Ovest, che sarà d'ora in poi anche la loro Germania). Reitz non ha perso la capacità di introdurre nuovi personaggi e di farli sentire "dei nostri" in poche battute. Si ripropone l'alternanza di immagini a colori e in bianco e nero, in scene diverse o nella stessa sequenza.


SECONDO EPISODIO - Campioni del mondo (1990) ***½   ***½

Durata: 96'

La Germania vince i Mondiali di calcio in Italia. Gunnar cerca di rifarsi una vita.

Il trionfo della nazionale tedesca ai Mondiali del '90 fu visto allora come la celebrazione della rinascita di una nazione finalmente riunificata. Sebbene l'intento di questo episodio fosse probabilmente quello di proiettare il pathos di quei momenti nelle storie minime dei personaggi del racconto, mi pare che l'evento simbolico resti sullo sfondo, coreografico ma non coeso drammaturgicamente. L'attenzione è volta soprattutto verso Gunnar, omonimo del Brehme che regalò ai tedeschi il titolo trasformando il decisivo calcio di rigore (inventato dall'arbitro messicano Codesal: qui è Clarissa che si incarica di sottolinearlo). Con i soldi guadagnati vendendo i pezzi del Muro di Berlino alla Warner, si compra un Bechstein come il mio. Hermann e Clarissa restano confinati ad alcune scenette di contorno. Sempre belli gli inserti musicali (R. Strauss e Joplin fra gli altri). Nella prima metà prevale il colore, nella seconda il bianco e nero, e come di consueto non mancano le scene in cui le due modalità si combinano (la maglietta appena lavata).


TERZO EPISODIO - Arrivano i russi (1992-93) ****½   ****

Durata: 120'

I russi di origine tedesca arrivano in Germania, mentre i militari dell'ormai ex Unione Sovietica lasciano loro il posto. La storia di Galina. Compare Lulu, la figlia di Hermann.

L'equilibrio si sposta visibilmente e dichiaratamente dall'universale al particolare, attraverso cui Reitz è più a suo agio nel raccontare, di riflesso, il contesto sociale che detta le azioni dei personaggi. Nell'impianto drammatico trova più facilmente lo spunto umoristico vincente che non nel registro grottesco impiegato quasi costantemente nel secondo episodio. Due esempi: Clarissa è seduta in giardino e mentre si lava i denti osserva intenerita le caprette appena nate alla sua Bianca (è il surrealismo - non sottolineato - della combinazione che rende il divertimento); Galina apre la portiera del modellino di automobile per confermare a Hartmut che ha accettato il suo corteggiamento. L'automobilina non è un simbolo scelto a caso, ma è in funzione del finale. La componente della critica sociale è risolta in maniera molto efficace nell'episodio del treno, che avrà la sua coda naturale nella festa di battesimo dell'erede dei Simon. Fotografia lussureggiante, come sempre belle le musiche (il II movimento del Secondo Concerto per violino di Prokofiev è il leit-motiv, ma c'è anche l'emozionante "The Unanswered Question" di Ives). E' fin qui l'episodio più lungo, ma fila via che è un piacere (nonostante le disgrazie).


QUARTO EPISODIO - Stanno tutti bene (1995) *****   ****

Durata: 127'

Anton muore, Clarissa si allontana. La famiglia.

E a proposito di disgrazie, nel quarto episodio tutto sembra virare al nero. Il trascorrere del tempo come condanna implacabile di ogni individuo e di ogni comunità presenta il suo conto, e ognuno dei personaggi ne prende atto a modo suo. Si rivede Schnuesschen, prima moglie di Hermann, interpretata dalla sempre bravissima Anke Sevenich. Protagonisti musicali uno Schumann liederistico trasformato come non pensavo si potesse fare (o come speravo che non si potesse, anche se è un'altra occasione per ammirare la bravura di Salome Kammer), e un più rassicurante Mozart. Il contrasto ben rappresenta la disperata ricerca di mondi sempre nuovi da parte di Clarissa, e la quieta soddisfazione di Hermann: un contrasto che lacera il loro rapporto. In diversi momenti la nostra memoria torna spontaneamente a episodi del passato, appartenenti sia alla prima che alla seconda serie (non a caso Reitz considera i tre Heimat come parti di un'unica opera). La rappresentazione della famiglia è così forte che ce ne sentiamo parte.


QUINTO EPISODIO - Gli eredi (1997) ****½   ****

Durata: 101'

Gli eredi certi e incerti. Il fallimento della Simon Optik e il tentativo di Ernst di costruire un museo. La malattia di Clarissa. La storia di Matko.

Come sempre in Heimat, alcuni personaggi ricompaiono all'improvviso, o dai margini balzano al centro della scena, mentre altri scompaiono. Alcune novità vengono introdotte di soppiatto, e date come realtà consolidate mentre invece noi non ne sapevamo nulla. Chi conosce l'intera saga è piacevolmente abituato a questa strategia narrativa, che se fosse mal condotta risulterebbe disastrosa. Così, invece, ad ogni istante ci aspettiamo di rivedere qualcuno di cui si erano perse le tracce ma il cui ricordo è sempre rimasto in un cantuccio della nostra mente. Vedere una fotografia di Maria Simon, anche se in un contesto sgradevole come la spartizione di un'eredità, ci provoca un brivido. L'equilibrio fra pensiero e drammaturgia raggiunge ancora una volta, mentre ci avviciniamo alla fine, la perfezione cui Reitz ci ha ormai abituati. Una parola sul montaggio: il modo in cui la colonna sonora viene usata per traghettarci da una scena all'altra è vertiginoso. Il bianco e nero, ormai limitato a poche sequenze, è associato stabilmente alla clinica in cui è ricoverata Clarissa, come a voler rappresentare una momentanea sospensione della pienezza della vita. Ma come già nel precedente episodio, è piuttosto la morte che cerca di impadronirsi di tutto. Le raffinatezze figurative non si contano. La musica è per una volta un po' in disparte, ma per motivi ben precisi.


SESTO E ULTIMO EPISODIO - Congedo da Schabbach (1999-2000) ****½   ****

Durata: 110'

Gunnar, dal carcere, organizza i festeggiamenti per l'arrivo del Terzo Millennio per tutti gli amici.

Il congedo di Heimat 3 avviene sulle ali della leggerezza. La leggerezza della musica, dei sogni, di una festa di Capodanno speciale, quella del 2000. E' un bel finale anche perchè non chiude nessuna porta, né esclude la possibilità di vedere fra una decina d'anni un quarto Heimat. Come spiega Reitz nella conferenza tenuta all'Anteo di Milano all'inizio del 2005, e che si può vedere nel sesto disco di questa edizione, Heimat 1 era la Patria che non si può scegliere, quella dove si nasce; Heimat 2, o meglio Die Zweite Heimat (la seconda Patria), é quella in cui Hermann nasce una seconda volta, non già dal grembo materno, ma dalla propria testa. Heimat 3 non è una terza Patria, ma è l'esemplificazione di come non si può tornare indietro: la strada del ritorno alla prima Patria non esiste, o non è praticabile. Fra Heimat 4 e Reitz vi sono gli stessi ostacoli di natura economica che il regista dichiara di non voler affrontare di nuovo dopo le difficoltà incontrate nella produzione della terza serie. In un'altra intervista, però, ha affermato altresì che la sua voglia di raccontare storie non si è placata, e se proprio non riuscirà a soddisfarla come regista, tornerà alla letteratura.


CURIOSITA': Reitz afferma che Heimat 2 non ha ripetuto il grande successo di pubblico che Heimat 1 aveva riscosso in Germania, mentre invece in Italia è stata soprattutto la seconda serie, e in particolar modo fra i giovani, ad essere apprezzata. Addirittura non è riuscito fino ad oggi a proiettare Heimat 2 nell'Hunsrück: si sono rifiutati di vederlo. Edgar Reitz e Salome Kammer si sono sposati nel 1995.

Ho visto Heimat 3 in tedesco con i sottotitoli in italiano.


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