COSA MI E' PIACIUTO:
un diario d'infanzia, in parte autobiografico, con una costruzione drammatica
ridotta all'osso, in cui l'esplorazione dei sentimenti è effettuata
su piccoli eventi, normali gesti quotidiani. Almeno fino alla piega
drammatica della parte finale, che tuttavia non toglie al racconto neanche
un grammo della sua naturalezza. E' una delle opere prime più
luminose e innovative della storia del cinema: ci sono sequenze che
hanno fatto scuola, come quella del colloquio di Antoine Doinel con
la psicologa, in cui viene inquadrato solo lui e i frammenti sono agganciati
con veloci dissolvenze e giustapposizioni. Le responsabilità
degli educatori, famiglia e scuola, sono denunciate garbatamente ma
senza sconti. Film di grande bellezza figurativa, ambientato in una
Parigi minore fin dai titoli di testa, che si giova di un commento musicale
(Jean Constantin) semplice ma emotivamente partecipe del clima. Il giovanissimo
Léaud ha il piglio di un Gabin pur conservando la spontaneità
del fanciullo.
COSA NON MI HA CONVINTO: la negatività del personaggio della
madre è forse eccessivamente rimarcata.
CURIOSITA': "faire les 400 coups" è
un equivalente dell'italiano "fare il diavolo a quattro".
L'espressione è nata da un episodio accaduto nel 1622: il re
Louis XIII fece sparare 400 colpi di cannone per dimostrare agli assediati
di Montauban la propria forza.
Ho visto I 400 colpi in francese con i sottotitoli in italiano.
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