COSA MI E' PIACIUTO:
pudico e delicato racconto sulle difficoltà basilari della vita e sulla
ricerca della propria dignità. Il realismo è mediato dalla dimensione
fantastica; nonostante i punti in comune con "Ladri di biciclette"
(qui ladri di cappotti) e con "La vita è meravigliosa", il risultato
è insolito, soprattutto nel panorama del cinema italiano dei primi
anni '50, forse perché gli autori non hanno sentito il bisogno di
giustificare le stranezze, giudicando, a ragione, che il film fosse
in grado di sostenerle. La satira politica è trasparente e non semplicistica;
e neppure inattuale. Renato Rascel ci mette dentro semplicemente
sé stesso, e ci sta benissimo, ottimamente supportato dai politici
trafficoni Giulio Stival ed Ettore Mattia. La giovane è bellissima
Antonella Lualdi compare in un piccolo ruolo di contorno, mentre
Yvonne Sanson, celebre per i suoi duetti con Amedeo Nazzari nei melodrammoni
di Matarazzo, se la cava assai bene nel ruolo di sciantosa amante
del sindaco, doppiandosi da sola. Bella ambientazione, non a Pietroburgo,
dove era collocata la vicenda del racconto originale di Gogol', ma
a Pavia (mai nominata esplicitamente), con le suggestive riprese
nel prezioso centro storico e sul caratteristico ponte coperto.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto Il cappotto in
italiano.
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