DI COSA SI TRATTA: un vedovo, che vive con la figlia ventiquattrenne e il minore dei due figli maschi, decide di trovare un marito alla ragazza.
COSA MI E' PIACIUTO:
è la versione a colori di Tarda primavera (il mio film di Ozu preferito), con lo stesso attore nel ruolo del padre, e con Shima Iwashita al posto della leggendaria Setsuko Hara, che si apprestava a ritirarsi dalle scene. Il tono è qui più scherzoso ("torna da un funerale?" chiede la barista al padre che, appena lasciato il banchetto nuziale, già sta pensando alla casa vuota per la partenza della figlia. "Più o meno", è la sua risposta, con un malinconico sorriso a fior di labbra; e sempre nello stesso bar, un suo compagno d'armi: "Se avessimo vinto noi, ora gli americani porterebbero parrucche nere e canterebbero canzoni giapponesi masticando chewing gum" "Allora meno male che abbiamo perso"). C'è sempre un fondo di malinconia, ci mancherebbe: la casa vuota nel giorno delle nozze, o il padre in lacrime alla fine della giornata dànno il magone; ma è una malinconia a colori, sempre sul punto di riscattarsi con una risata. La musica è in alcuni casi utilizzata per delineare lo sfondo sociale, che è poi la borghesia che si stava conformando ai costumi occidentali. A un certo punto si sentono provenire da una casa vicina le note dell'esercizio numero 48 del Beyer. Anche in Giappone, le signorine di buona famiglia, oltre che cercare marito, "dovevano" imparare a suonare il pianoforte. E' l'ultimo film di Y. Ozu.
COSA NON MI HA CONVINTO: la Iwashita è carina e completamente nella parte, ma non ha lo charme di Setsuko Hara. L'uso del colore è limitato alla varietà cromatica degli arredi e dei vestiti, perché le luci fanno pensare a un bianco e nero colorizzato a posteriori.
Ho visto Il gusto del sake in giapponese
con i sottotitoli in spagnolo.
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