COSA MI E' PIACIUTO:
questo non è un film storico, è la storia che si confessa.
Il testo, basato su testimonianze dell'epoca (inizio del XVI secolo,
giusto per orientarsi), va a braccetto con una fisicità atemporale
che rappresenta benissimo l'immutabilità del rapporto dell'uomo
con la guerra attraverso i secoli. Il personaggio di Giovanni dalle
Bande Nere è stato scelto da Olmi - come lui stesso spiega nel
suo commento - perché è un uomo di 28 anni, nel pieno
del suo vigore, che sacrifica la propria vita sull'altare degli interessi
di chi sta al coperto, vittima dell'evoluzione tecnologica applicata
alla guerra, mentre lui soccombe a un'operazione di chirurgia eseguita
con una specie di sega da falegname dal "cerusico" migliore
di cui si potesse disporre. Ottima la scelta degli interpreti (Jivkov
è bulgaro, e il film è stato girato quasi interamente
in una Bulgaria più padana della... Padania). Eccezionali la
fotografia (Fabio Olmi, figlio di Ermanno) e la colonna musicale di
Fabio Vacchi, completata dalla Sinfonia di Salmi di Stravinsky nella
sublime e terribile sequenza dell'amputazione. Le scene di massa sono
degne di Kurosawa, gli interni si richiamano - con estremo garbo e quindi
senza ostentazione - alla pittura rinascimentale.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto Il mestiere delle armi in italiano
senza sottotitoli. Gli attori bulgari sono ovviamente doppiati.
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