DI COSA SI TRATTA: una hostess di colore, matura ma ancora avvenente, ha a che fare con un mercante di armi che vuole riappropriarsi di un ingente gruzzolo che custodisce in Messico, e con la polizia che gli dà la caccia.
COSA MI E' PIACIUTO:
un bel personaggio femminile protagonista della storia (Jackie Brown è appunto il suo nome), e di riflesso un'attenzione particolare, quasi inusuale per Tarantino, a una approfondita definizione anche dei personaggi di contorno. Ci sono due sequenze degne di Pulp Fiction per la loro confezione: la primissima, sui titoli di testa, in cui Jackie Brown attraversa un corridoio dell'aeroporto su un tapis roulant contro uno sfondo di piastrelle policrome; la seconda, cruciale, è quella dello scambio di sacchetti nello store, organizzata secondo la tecnica narrativa della scomposizione temporale e plurisoggettiva. Non importa che la prima ricordi molto Almodóvar e la seconda Kubrick e Kurosawa (Rapina a mano armata e Rashomon), Tarantino è sempre prodigo di omaggi ai registi che ama. I dialoghi, quando non cadono nel prolisso, sono ricchi di humor e di deviazioni nell'assurdo (la polemica sul colore dei sacchetti di carta in una situazione particolarmente concitata). La musica è introdotta abilmente con un espediente pressoché sempre uguale: si sente attraverso le autoradio dei vari personaggi (addirittura si interrompe quando a De Niro si spegne il motore, per poi riprendere, e la cosa sembra intenzionale, come se Tarantino ci dicesse: ehi, amico, ti sei accorto di come sto utilizzando la colonna sonora?); in questo modo è intesa come un'ulteriore dimensione del personaggio al quale è associata. Oltre alla Grier, segnalerei, fra gli interpreti, almeno Sam Jackson (che poco alla volta si trasforma in una belva) e di Bridget Fonda (figlia di Jane, nipote di Henry).
COSA NON MI HA CONVINTO: lo stesso Tarantino afferma di aver voluto fare, dopo Pulp Fiction, un film dove i personaggi contassero più della storia, tanto che gli spettatori nelle visioni ulteriori, non più distratti dalla comprensione dell'intreccio, dovrebbero concentrarsi di più sui caratteri. L'intenzione è evidente, ma allora la trama avrebbe dovuto essere meno complicata. Mischiare le carte per poi estrarre l'asso a sorpresa sortisce miglior effetto se le carte sono poche; qui c'è un mazzo di 108 carte, con un bel po' di jolly, e la partita dura due ore e mezza. De Niro è qui in versione parodia di sé stesso, con il suo bagaglio di smorfie, e il suo personaggio, rispetto allo spessore, ha ricevuto uno spazio esagerato.
Ho visto Jackie Brown in inglese con
i sottotitoli un po' in italiano e un po' in inglese.
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