DI COSA SI TRATTA: le indagini del procuratore distrettuale Jim Garrison sulla morte del presidente Kennedy, la ricerca dei veri esecutori e dei veri mandanti.
COSA MI E' PIACIUTO:
ebbene sì, io sono un complottista. Ma come in tutte le categorie, anche nella nostra ci sono i complottisti buoni e quelli cattivi. I secondi sono quelli che credono alle favole, i primi, fra i quali spero di esserci io, sono coloro che non credono alle favole. E le conclusioni della commissione Warren sull'omicidio del presidente John Kennedy aderiscono pienamente al genere fantasy, così come la versione ufficiale fornita dal governo americano sull'attentato alle torri gemelle, alcuni decenni dopo. La figura del procuratore Garrison giganteggia in particolare nel momento in cui egli rifiuta la legge del "tengo famiglia" perché ritiene che la prospettiva di crescere dei figli in una società in cui il potere economico prevale sempre sulla giustizia faccia schifo. Una società basata sull'obbedienza è condannata a restare per sempre un piano inclinato, su cui la parità e l'uguaglianza non sono previste. Credere, obbedire, combattere? No: conoscere, confrontarsi, partecipare. Il film di Stone peraltro al documentario deve solo la commistione fra materiale d'archivio e girato originale, perfettamente riuscita, tanto che talvolta non si individuano bene i confini dei due territori, ma in definitiva è un film a tesi, e la tesi è espressa chiaramente nella scena cruciale delle rivelazioni che Mister X (Donald Sutherland) rende a Garrison. La domanda centrale non è "chi" o "come", ma "perché". Capito il perché si arriverà anche al chi e al come. Se guardiamo al futuro, è il perché che ci interessa. Come disse Shakespeare, più volte citato nel film: "Il passato è soltanto un prologo". Tre ore e venti di film che passano in un soffio: vorrà dire qualcosa sul valore artistico dell'opera.
COSA NON MI HA CONVINTO: il montaggio iniziale, basato unicamente su materiale d'archivio, è talmente serrato che ho temuto realmente un attacco di chinetosi. Mi sono chiesto con preoccupazione se il film fosse tutto così. Per fortuna non lo è. Rarissime concessioni al manierismo in alcuni dialoghi (ma non nell'arringa finale, a mio avviso, che è meno retorica anche del discorso di Chaplin in chiusura del Grande dittatore, con cui condivide l'evasione dal particolare all'universale).
CURIOSITA': il film dev'essere piaciuto molto al regista del falso attentato a Berlusconi in Piazza del Duomo. Fateci caso: stesse inquadrature, stessi tempi, stessa sceneggiatura (ricordatevi che sono un complottista, ma andate a vedere quel video amatoriale che fu girato negli stessi momenti da un'angolazione opposta; forse si trova ancora sul web, se non ha fatto la fine di quello di Zapruder, il privato cittadino che riprese l'omicidio di Kennedy).
Ho visto JFK
in inglese con sottotitoli in italiano.
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