COSA MI E' PIACIUTO:
Gian Maria Volonté era un genio. Ho sentito dire recentemente
che lui preparava ogni film con molto anticipo, studiandosi il copione,
e trascrivendo le battute su un quaderno, per poi copiarle su un altro
quaderno con l'aggiunta dell'indicazione dei tempi di recitazione, e
poi su un altro ancora per stabilire le intonazioni, per decidere come
bilanciare le frasi. Un po' come il lavoro del musicista alle prese
con una partitura. E il risultato di questo lavoro è strepitoso.
Molto brava però anche la Melato. Entrambi sfoggiano la loro
milanesità esibendo un dialetto impeccabile. Morricone è
l'autore delle musiche: in alcune scene è abilissimo nel fondere
il commento musicale ai rumori ambientali, ora quelli della fabbrica,
ora quelli del manicomio (l'accostamento fra le due situazioni non è
affatto casuale), e mi è venuto in mente di quando disse che
la musica per il cinema gli dà il pane, ma quella che gli dà
le soddisfazioni che l'artista cerca è la musica che scrive per
sé, e che quasi nessuno conosce. Petri ci sa fare con i temi
politici e sociali, e la sua è una regia molto fantasiosa, in
suggestivo contrasto con la concretezza degli argomenti trattati dai
suoi film. Questo film è tutto urlato, allo scopo, mi sembra,
di trasmettere allo spettatore l'inquietudine e il disagio che la rumorosità
di una fabbrica comporta. Il figlio dell'amante chiede a Lulù:
"Ma te gridi sempre?" E lui non gli risponde neanche, perché
non se ne accorge, di parlare costantemente ad alta voce. Indimenticabile
il modo di dire di Volonté: "Ragiona", che col passare
del tempo diventa quasi un tic, del tutto svincolato dal contesto, segno
- paradossalmente - dell'appropinquarsi della follia.
COSA NON MI HA CONVINTO: il tono costantemente sovreccitato del racconto
a un certo punto diventa snervante, quasi che si volesse indurre lo
spettatore ad accompagnare il personaggio lungo il suo cammino tribolato.
Sotto questo aspetto, è un film molto faticoso. Il finale, poi,
mi ha lasciato un po' perplesso, per la soluzione stilistica adottata.
Petri (che ha scritto la sceneggiatura assieme a Ugo Pirro) evidentemente
amava i finali aperti.
Ho visto La classe operaia va in paradiso
in italiano.
Questo film su Amazon.it