DI COSA SI TRATTA: le ultime fasi della carriera di un gangster feroce, dalla sanguinosa rapina a un treno all'epilogo pirotecnico
COSA MI E' PIACIUTO: è un noir dal ritmo incalzante, con un montaggio serrato ma non forzato né artificioso e una bella, classica fotografia in bianco e nero. Rispetto agli standard, qui di insolito c'è la malattia mentale del protagonista, il suo legame profondo con l'anziana madre che per esperienza famigliare è diventata la mente della gang, e il ricorso risolutivo della tecnologia da parte della polizia. La trama è ben costruita, il finale è spettacolare quanto insolito. Ottimo il restauro della pellicola.
COSA NON MI HA CONVINTO: James Cagney ha come sempre un solo registro a disposizione, cosicché neanche troppo alla lunga mette addosso un'ansia quasi patologica. Riesce a ringhiare anche quando sussurra. La storia, come ho appena detto, è ben congegnata, ma lo spettatore non sa per chi tifare: a chi può andare la sua compassione in una vicenda in cui ogni personaggio fa sempre né più né meno quello che ci si aspetta? Inoltre, anche facendo finta di non capire, la fine è scontata (modalità a parte). La colonna musicale parte in quarta dalle prime battute come se già fossimo nella stretta finale. I sottotitoli in italiano della presente edizione sono disseminati di refusi di ogni genere, e spesso si perdono intere battute.
Ho visto La furia umana in
inglese con i sottotitoli in italiano.