COSA MI E' PIACIUTO:
il punto di forza, più che nell'originalità dello stile
di animazione e di disegno, è nel rispetto dello spirito del
libro di Sepúlveda, di cui consiglio la lettura, possibilmente
in spagnolo. Il momento più spassoso è l'esercitazione
di volo del gatto, nel tentativo di capire perché la gabbianella
non riesce ad imparare. Quelli visivamente più affascinanti sono
la folla dei topi, l'animazione della prima canzone e del sogno della
bambina. La parte narrativamente più efficace è quella
che va dalla caduta della madre della gabbianella alla nascita di Fortunata.
Fra i doppiatori, il più bravo è secondo me Gabriele Patriarca,
il bambino che presta la voce a Pallino (il gattino geloso che propone
di chiamare la gabbianella "Orribilina").
COSA NON MI HA CONVINTO: troppo spazio alle canzoni. Forse per un eccesso
di rispetto verso i canoni disneyani? Peraltro la musica non è
malvagia, ma i testi sono poverissimi. Melba Ruffo, voce della gatta,
un po' impacciata.
CURIOSITA': siamo lontani dai livelli organizzativi
delle produzioni americane, però, se non ho contato male, questo
film è stato preparato in 17 differenti studi di animazione collocati
in varie parti del mondo, e ha richiesto due anni di lavoro.
Ho visto La gabbianella e il gatto in
italiano.
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