COSA MI E' PIACIUTO:
comunque si voglia considerare il sostrato allegorico di una storia
i cui protagonisti si suicidano mangiando a morte, La grande abbuffata
è un film umanissimo. Non è chiaro il motivo della scelta
dei quattro amici (un'autopunizione per l'eccesso di opulenza?), ma
nella determinazione con cui portano a compimento il loro proposito
c'è una nobiltà che si fa beffe anche della volgarità
delle situazioni fisiche. A menare le danze è Ugo Tognazzi, che
in cucina era veramente un re ("lasciamolo qui, questo era il suo
regno", dice Andrea alla morte di Ugo - i personaggi conservano
i nomi degli attori che li impersonano). L'esposizione di tutto ciò
che in una situazione simile è inevitabilmente sconveniente assume
una dimensione tragica, lasciando la percezione del comico agli stessi
personaggi, attraverso un'autoironia che è arma necessaria per
assistere con virile quietezza al proprio disfacimento. Un film molto
triste ma non angoscioso; anzi, sereno, come suggerisce la presenza
rassicurante della grande nutrice ed amante che accompagna i quattro
suicidi al compimento del loro cammino.
COSA NON MI HA CONVINTO: l'edizione integrale dura 123', questa ne dura
112'. Il film, fischiato a Cannes alla sua presentazione, fu da subito
oggetto di un'astiosa aggressione da parte della censura, quella sì
volgare, nelle grinfie della quale dev'essere rimasto ancora qualche
brandello.
Ho visto La grande abbuffata in italiano.
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