DI COSA SI TRATTA: una donna, presa in mezzo fra il marito alcolizzato e violento e un figlio rivoluzionario, passa da un atteggiamento di sottomissione ad un atto estremo di ribellione.
COSA MI E' PIACIUTO:
le tecniche di ripresa e di montaggio giungono alla loro sublimazione nel vigoroso finale, con la carica dei soldati ai manifestanti. Ma fin dall'inizio c'è una serie di ritratti che quando non cadono nel manierismo più stucchevole colgono nel segno (per esempio la giovane madre, non quella del titolo, che tiene orgogliosamente in braccio il suo bambino). Sono apprezzabili anche alcuni momenti di naturale convivialità, quantunque sganciati dal contesto. E' infine interessante l'insistenza sulle mani: mani che si accingono a colpire, mani che saggiano la terra fertile, mani che accarezzano.
COSA NON MI HA CONVINTO: si tratta tuttavia di un'opera che agli occhi di uno spettatore dei nostri giorni appare troppo programmatica e troppo ingenua nell'ostentare, anziché sciogliere nella narrazione, gli strumenti espressivi. Al cosiddetto montaggio parallelo (per esempio nell'accostamento fra la manifestazione e lo scorrere del fiume al disgelo) Pudovkin ricorre troppo spesso, così come a effetti quali sovrapposizione di inquadrature diverse, o ai primi piani alternati in rapidissima successione. Le annotazioni satiriche sono scontate (la sequenza del processo ne raccoglie una sconcertante collezione), e alcuni dettagli sono a dir poco inverosimili. Tutto quel cancan perché il giovane "nasconde le armi in casa", e poi si tratta di un tovagliolo che avvolge un paio di pistole. Quanto alla sonorizzazione eseguita nel 1968, essa consta di una colonna musicale di Khrennikov ad imitazione dello stile neo-romantico, che sarebbe come copiare una copia, o ciclostilare la Gioconda, e dell'aggiunta di effetti sporadici (passi, colpi di pistola) assolutamente ridicoli.
Ho visto La madre con i cartelli in russo sottotitolati in francese.
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