DI COSA SI TRATTA: documentario sul pinguino imperatore, che vive nell'Antartide (Terre Adélie) in condizioni climatiche proibitive.
COSA MI E' PIACIUTO:
le immagini di grande bellezza, nonostante l'uso forzato di grandi teleobiettivi per le riprese dei pinguini. Il documentario è molto ben costruito ed istruttivo, e la "sceneggiatura" è rispettosa e non troppo ruffiana. Ci sono i grandi temi, la vita, la morte, l'amore, c'è la natura più selvaggia e ostile che si possa immaginare. Il coinvolgimento nasce anche, inevitabilmente, dal modo quasi umano che questi animali hanno di camminare, ma anche dal fatto ineluttabile che i cuccioli di qualsiasi specie inteneriscono quasi chiunque (dico quasi perché anche i pulcini del film vantano i loro fans fra i predatori della zona). Il commento italiano di Fiorello è spumeggiante ma non troppo invadente. Il commento francese è a più voci (meno divertente e nelle intenzioni più poetico, ma anche meglio integrato acusticamente). Musiche gradevoli di Émilie Simon, compositrice e cantante con una voce da bimba.
COSA RISCHIAVA DI NON CONVINCERMI: nelle prime battute mi ero chiesto come si potesse condurre in porto un documentario ambientato nell'Antartide, su un solo tema, per la durata di quasi un'ora e mezza. Ma il dubbio si è poco alla volta dissolto.
COSA NON MI HA CONVINTO: il titolo originale, "La marcia dell'imperatore", è più bello. Perché non lasciarlo così com'era?
Ho visto La marcia dei pinguini con l'audio
originale francese.
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