COSA MI E' PIACIUTO:
Amelio ama lanciare lo sguardo dove di solito non guarda nessuno. Nel
1994, nel pieno dell'esodo albanese in Italia, è andato a vedere
da dove e da cosa scappava tutta quella gente, e ce lo ha mostrato.
All'inizio lo sguardo è sprezzante, si identifica con quello
degli imprenditori italiani senza scrupoli che vanno in Albania per
approfittare della situazione, e ogni sequenza viene troncata nel momento
in cui l'osservazione della realtà diventa imbarazzante. Poco
alla volta l'identificazione passa dall'altra parte, e la realtà
viene accettata così com'è. Il momento più toccante
è per me la lezione di italiano in attesa dell'imbarco. Bravissimi
gli attori, Placido nelle vesti del cinico, Lo Verso in un ruolo affine,
per la sua evoluzione, a quello che Amelio gli affidò ne Il
ladro di bambini, Di Mazzarelli anziano debuttante (a ennesima
dimostrazione che non è mai troppo tardi, come sosteneva il Maestro
Manzi). Fotografia ammirevole, con bellissimi ritratti della gente albanese.
Molto buona anche la colonna sonora, che integra gli stilemi della musica
popolare albanese (meritevole di essere conosciuta).
COSA NON MI HA CONVINTO: qualche stasi di troppo. Pare che i tempi morti
siano stati ridotti da Amelio in un ulteriore montaggio; si poteva sfoltire
ancora un po', ma forse al regista spiaceva rinunciare a qualche sequenza
non fondamentale per il racconto, ma esteticamente meritevole di sopravvivenza.
Ho visto Lamerica in italiano.
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