COSA MI E' PIACIUTO:
il film mi ha sorpreso, e molto, in positivo. Conoscevo Imamura solo
di fama, e non avevo quindi mai visto un suo film. Neppure sapevo che
é stato assistente di Ozu per capolavori come "Viaggio a
Tokyo" o "Il sapore del riso al the verde". De "L'anguilla"
sapevo solo che era stato premiato con la Palma d'Oro ex-aequo con Il
sapore della ciliegia nel 1997, e che in Italia è arrivato solo
nel 2002. La "sinossi all'osso" che avevo letto da qualche
parte ("la storia di un uomo che passa il tempo a confidarsi con
un' anguilla") mi avevo un po' intimorito. Invece la storia è
molto movimentata e coinvolgente, raccontata con chiarezza e con tempi
narrativi esemplari (non si fa in tempo a chiedersi il perché
di qualche cosa, che subito Imamura te la spiega, in modo non meramente
didascalico). La semplicità è quindi la stessa di Ozu,
ma non lo stile di regia, che è praticamente l'opposto. Là
magicamente, ipnoticamente statico, qui assai dinamico, sia per la vivacità
delle singole scene, sia per il ritmo incalzante del montaggio. Il registro
drammatico, quello sentimentale, nonché quello del grottesco
(e qui talora sembra di piombare in un film di Kitano, come nella scena
della rissa nella bottega), vengono utilizzati con uguale padronanza
ed efficacia. Tutti i personaggi, non solo quello principale, che di
suo è splendido, hanno il loro spessore. Bravi gli attori, appropriata
la musica. Memorabili alcune scene, come quella del protagonista che
va in bicicletta con gli abiti insanguinati canticchiando sommessamente
una canzone, o quella della ragazza che aspetta sul ponte col suo pacchetto
da consegnare. Bellissima la frase pronunciata dalla ragazza nel tenero,
commovente finale.
COSA NON MI HA CONVINTO: nulla di rilevante.
Ho visto L'anguilla in giapponese con
i sottotitoli in francese.
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