DI COSA SI TRATTA: le telecamere della sicurezza e quella di Kieslowski vanno alla ricerca di cose diverse in una grande stazione ferroviaria polacca (quella di Varsavia, per l'esattezza) in una giornata qualsiasi del 1980.
COSA MI E' PIACIUTO:
riproposizione, nella realtà del documentario, dei temi orwelliani di 1984. Il Grande Fratello è rappresentato dal grande schermo che diffonde i programmi della televisione di stato, mentre le telecamere della stazione scrutano ogni movimento dei cittadini. Il contrasto fra l'inverosimile ottimismo dei notiziari di partito (l'unico partito, ovviamente, ovvero il più grande ossimoro del XX secolo, come dire che uno può essere gemello unico, o un gelato misto tutta panna) e l'abisso di tristezza nei volti e nei gesti della gente "reale" è lancinante. Al grigio uniforme dei condomini del "Decalogo" si aggiunge l'inquietudine propria di chi, per un motivo o per un altro, si trova in una stazione ferroviaria, che non è il luogo di incontro ideale per una festa di compleanno, anche in posti meno infelici di una Varsavia nell'era comunista. La fotografia, beninteso servita dalla luce disponibile, è ricca di spunti di gran classe. Il commento musicale è caratterizzato da un breve tema fatto con i timpani nei momenti in cui la cinepresa di Kieslowski incontra le telecamere della stazione. E alla fine il regista va a vedere chi è che muove tutte quelle telecamere: è un impiegato come gli altri, appena un po' più motivato dei suoi colleghi, giusto perché giocare con le telecamere è meno tetro che non giustificare da mattina a sera di fronte a viaggiatori con la rassegnazione incorporata nel volto i disservizi delle ferrovie ("Perché così tanti treni cancellati oggi?" "Ufficialmente perché non ci sono abbastanza passeggeri").
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto La stazione con l'audio originale e i sottotitoli in italiano.
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