DI COSA SI TRATTA: storie di prostitute in un bordello di Tokyo, mentre il parlamento discute per l'ennesima volta una legge sulla prostituzione, bocciandola.
COSA MI E' PIACIUTO:
su ritmi di un balletto i cui numeri sgorgano uno dall'altro dando l'impressione di osservare una cascata, Mizoguchi dispiega la sua umanità profonda e la capacità di descrivere la vita con i suoi veri problemi. Le prostitute hanno tutte un'urgenza pratica, oppure un modello da seguire, o al quale ribellarsi, per esercitare quella professione. Non v'è indugio alcuno nell'esaltazione della bellezza figurativa, per non pagare tributi sull'altare del ritmo e della concretezza. Il finale, anch'esso fuggevole, partecipa al senso di inesorabilità che pervade il film, ma intenerisce per la sua grazia. La colonna musicale, esile e discreta, è eseguita con strumenti elettronici fra cui un theremin. Ha anch'essa un ruolo importante nel rendere quel senso di fluidità di cui parlavo, estendosi fra sequenze limitrofe ma non analoghe, oppure analoghe, sì, ma con personaggi diversi. E' l'ultimo film di Kenji Mizoguchi, che morirà nel corso di quello stesso anno.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto La strada della vergogna in giapponese
con i sottotitoli in spagnolo.
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