LA TERRA

TITOLO ORIGINALE Zemlja
ANNO 1930
PAESE Urss
REGIA Aleksandr Dovzhenko
GENERE Drammatico
ATTORI PRINCIPALI Stepan Shkurat, Semën Svashenko, Julia Solntseva, Elena Maksimova
DURATA - FOTOGRAFIA 83' - bn
PRODUTTORE DVD Bachfilms
La terra (Zemlja) - Dovzhenko

 

 

La terra (Zemlja) - Dovzhenko
La terra (Zemlja) - Dovzhenko
La terra (Zemlja) - Dovzhenko

 


Punteggio assegnato al film: ***
Punteggio complessivo assegnato al dvd (edizione e film): **

Recensione del 1/1/2008

 

 

Qualità video: modesta. Il film risulta restaurato nel 1971, 41 anni dopo la sua realizzazione. Ne sono passati altri 37. Le possibilità sono tre: o le condizioni della pellicola originale prima del restauro erano disperate, o il restauro è stato fatto male, o dal '71 a oggi la copia utilizzata per questo dvd ha fatto a tempo a deteriorarsi gravemente (ipotesi quest'ultima la meno probabile). Resta il fatto che soprattutto le scene di raffigurazione della natura restituiscono solo un pallido riflesso del loro splendore originale.
Qualità audio: discreta. Si tratta della colonna sonora scritta da Vjaceslav Ovchinnikov in occasione del restauro.
Lingue: cartelli in russo
Sottotitoli: francese
Formato video: 1.33:1  4/3
Extra significativi: schede di testo sul film e su Dovzhenko.

Il dvd appartiene alla collana "Chefs-d'oeuvre du cinéma russe" della Bachfilms, ed è reperibile anche sul sito del produttore, col titolo "La terre".


COSA MI E' PIACIUTO: inno sacro non convenzionale, poiché l'oggetto di culto non è una divinità "ufficiale", ma la terra. Le forme utilizzate sono quelle dell'elegia, del simbolismo e dell'astrattismo figurativo. Dovzhenko si serve dell'elegia per cantare la comunione fra madre natura e gli uomini, attraverso il ciclo vitale di entrambi (le ore del giorno, le varie generazioni e dunque le stagioni della vita dell'uomo). Il simbolismo alimenta il messaggio politico e sociale (la collettivizzazione, l'arrivo delle macchine che sono destinate ad affrancare i contadini dalla schiavitù del lavoro e da coloro che lo controllano: la lunga sequenza dell'arrivo del trattore sembra raccontare l'avvento di un messia). L'astrattismo figurativo, che lascia intuire come Dovzhenko provenisse dalla pittura, è utilizzato nella sequenza delle macchine agricole al lavoro. La forma ciclica dell'opera serve a rafforzare un'idea panteistica di fondo, così come l'uomo accosta l'orecchio alla terra, perché colui che è appena stato sepolto ha promesso di rivelare come si sta "dall'altra parte". Il film inizia con una morte e finisce con una resurrezione, sebbene ideale, a simboleggiare il principio così bene espresso dal titolo dell'ultimo libro di Tiziano Terzani, dettato sul letto di morte: "La fine è il mio inizio". La sequenza in cui Vassili danza sulla strada, di notte, sollevando nubi di polvere illuminata dal chiaro di luna, doveva essere qualcosa di magico. Purtroppo questa magia può essere oggi soltanto immaginata. Le musiche di Ovchinnikov, in uno stile abilmente rapportato all'epoca del film, sono efficaci, anche se non seguono sempre fedelmente l'evolversi delle situazioni.


COSA NON MI HA CONVINTO: ho già detto dell'handicap creato dalle cattive condizioni del supporto rispetto alla fruizione della bellezza degli scenari naturali. Nella prima parte c'è qualche dialogo muto, cioé senza cartelli, in cui il tentativo di tradurre la tensione dialogica su un piano esclusivamente visivo non mi pare pienamente riuscito (leggi: "ma cosa stanno dicendo? E quando finisce questa scena?...").


CURIOSITA': la scena in cui il kulak si dispera facendo roteare la testa sul terreno è stata ripresa dai Taviani in La notte di San Lorenzo.



Ho visto La terra in russo con i sottotitoli in francese.


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