LAWRENCE D'ARABIA

TITOLO ORIGINALE Lawrence of Arabia
ANNO 1962
PAESE Gran Bretagna
REGIA David Lean
GENERE Avventura, Biografico
ATTORI PRINCIPALI Peter O’Toole, Omar Sharif, Anthony Quinn, Alec Guinness, Jack Hawkins, Anthony Quayle, José Ferrer, Claude Rains, Arthur Kennedy
DURATA - FOTOGRAFIA 227' - colore
PRODUTTORE BLU RAY Sony

 

 

 


Punteggio assegnato al film: **** (8,679)

Recensione del 7/12/2021

Claudio Colombo Cinetop 2022: **** ( 8,839)

 

 

 

 




DI COSA SI TRATTA: le imprese del tenente (all'inizio)/colonnello (al congedo) Lawrence, che durante la Prima Guerra Mondiale guidò la rivolta delle tribù arabe contro gli occupanti.

COSA MI E' PIACIUTO: è un film colossale per durata (quasi 4 ore nella versione lunga) e impiego di mezzi, ma Lean ha saputo impiegare una sceneggiatura efficace e senza svolazzi svolgendola in modo esteticamente ammaliante (sfido chiunque a non desiderare ardentemente un viaggio in un deserto qualsiasi dopo aver visto questo film) e mantenendo viva la tensione dall'inizio alla fine. Un film dunque lungo ma non prolisso, e rispettoso della sua missione biografica, compreso il controverso giudizio che i suoi contemporanei e i posteri ebbero del personaggio. Che era, giova ricordarlo, un intellettuale, curioso delle altrui culture, che aveva molto studiato (aveva ad esempio tradotto in inglese l'Odissea) e molto viaggiato. Peter O'Toole, che già era noto come valente attore teatrale ma che ebbe la sua definitiva elezione a star mondiale grazie al personaggio di Lawrence, è magnifico nell'esprimere le trasformazioni psicologiche di questo ufficiale coraggioso quanto arguto, concreto ma al contempo visionario. La scena più toccante del film è per me quella in cui Lawrence riceve le vesti da sceriffo arabo, perché si sente pienamente accettato e riconosciuto come uno di loro, al punto da essere scelto come loro condottiero. E' fermamente consigliata la visione in lingua originale, con i sottotitoli se occorrono (a me occorsero). 

COSA NON MI HA CONVINTO: col doppiaggio italiano, infatti, si perdono molte sfumature, e si rinuncia alla voce calda ed espressiva di Peter O'Toole. La musica di Maurice Jarre, che pure fu premiata con l'Oscar, è invadente e dolciastra: personalmente non avrei sentito l'esigenza di brutalizzare il silenzio del deserto con tutto quel marzapane. Non ebbe l'Oscar invece O'Toole, che lo avrebbe meritato, anche se gli altri candidati non erano certo mezze figure (fra gli altri Gregory Peck, che vinse il premio per Il buio oltre la siepe, e Jack Lemmon per I giorni del vino e delle rose). Non sono così convinto che nella scena dell'assalto al treno che trasportava cavalli, nessun animale si sia fatto male: uno, ai margini dell'inquadratura, si rifiuta di scendere, un altro è costretto a saltare ma atterra col dorso.

Ho visto Lawrence d'Arabia     in inglese con i sottotitoli in italiano.

 

 

 

 

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