DI COSA SI TRATTA: Jeanne è sposata a un attempato e un po' tetro proprietario di un giornale. Cerca consolazione nell'amore di un amico, finché non incontra casualmente un giovane che le offre un passaggio in macchina, e in sua compagnia fugge di casa.
COSA MI E' PIACIUTO: il film a me pare anzitutto una fulgida galleria di ritratti della splendida e sommamente talentuosa Jeanne Moreau, allora trentenne, la cui riuscita si deve anche all'ispirata fotografia di Henri Decaë (I 400 colpi). La guida sonora è assicurata dal magnifico Andante con variazioni di Johannes Brahms, II movimento dal Sestetto per archi op.18, che spero tutti voi conosciate, o, in caso contrario, vogliate affrettarvi a conoscere. Nella sceneggiatura, la cosa più bella è il momento in cui Jeanne, dopo che un bambino ha portato le monetine di resto al tavolo del caffé, si volge verso lo specchio alle sue spalle e prova a rispondere alla domanda che nello spettatore meno cinico sorgeva spontanea proprio in quei momenti: "Va bene lasciare quel sarcofago vivente di suo marito, ma la figlioletta?" Tutta la scena d'amore è pure visualmente molto bella, a patto di non ascoltare i rottami di realismo poetico dei dialoghi abbandonandosi piuttosto a Brahms.
COSA NON MI HA CONVINTO: i dialoghi sono complessivamente molto deboli. Sarebbe stato un bellissimo film muto, con l'aiuto di Brahms. Quello che spesso, e anche qui, mi disturba nel cinema di Malle è la gratuità di certe svolte drammaturgiche, all'insegna del "perché no?". Nell'intervista (in inglese senza sottotitoli) compresa nel dvd, il regista sembra compiacersi più dello scandalo destato all'epoca dal suo film che non della sua riuscita. Che poi, visto oggi, Les amants non desta scandalo alcuno.
Ho visto Les amants in francese con i sottotitoli in inglese (che non sono riuscito a togliere; temo che non si possa).
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