COSA MI E' PIACIUTO:
Le vite degli altri ha superato con tutti gli onori la dura
prova di una visione dopo che un numero impressionante di persone amiche
me ne aveva parlato con entusiasmo. Non ricordo precedenti simili in
tal senso. Mi aspettavo dunque molto, ho avuto molto. In termini musicali,
il film viene condotto in un mezzoforte pressoché costante fino all'ultimo
quarto d'ora, quando cioè l'ultima perquisizione della casa dello scrittore
fa precipitare gli eventi verso l'epilogo. Parte allora un crescendo
emotivo fino al fortissimo, passando attraverso la minaccia di un non-finale,
e posandosi sull'ultima frase del protagonista: "Questo è per me".
L'effetto emozionale è pari a quello dell'accordo di Tristano che finalmente
si risolve. Il mezzoforte è mantenuto, visivamente, grazie a una scenografia
deprimente dal punto di vista cromatico, fatta di grigi, marrone, verde
marcio. Un'infinita caserma, insomma, come i condomìni della periferia
di Varsavia nel Dekalog di Kieslowski (in particolare la scena sull'ascensore,
con il bambino e il capitano della Stasi, li ricorda molto). Lo spunto
tematico dello spione che si appassiona alle sorti degli spiati non
è nuovo: lo troviamo già in un meraviglioso film di Coppola, La
conversazione. Ma la novità qui è che si parla in termini rigorosamente
storici della dittatura che ha oppresso la DDR per 40 anni, fino alla
caduta del muro di Berlino. E' il primo film importante che se ne occupa,
a 15 anni da quegli eventi (il film è stato girato nel 2004). Il momento
fatidico è delineato in due brevi ma intensissimi passaggi: lo preannuncia
una prima pagina di giornale con la foto di Gorbaciov, un uomo che
ha cambiato la storia, anche se ad altri toccheranno gli onori; lo
annuncia una vittima della Stasi - un giovane ufficiale che si era
permesso, tempo prima, di raccontare una barzelletta su Honecker -
ascoltando la notizia alla radio mentre lui e altri, fra cui il protagonista
della storia, stanno aprendo col vapore la corrispondenza di tutti
i tedeschi dell'est. Una sceneggiatura che non fa una piega (Henckel
von Donnersmarck se ne è occupato per quattro anni), attori bravissimi
(Ulrich Mühe purtroppo è scomparso recentemente), belle musiche, fotografia
discreta ma incisiva. Un grande film, opera prima di un giovane autore
da cui è lecito attendersi molto per il futuro.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto Le vite degli altri in tedesco
con sottotitoli in italiano.
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