DI COSA SI TRATTA : un anziano illusionista che assiste al declino della propria carriera artistica e al cambiare delle mode e dei gusti, incontra una giovane cameriera e parte con lei per Edimburgo.
COSA MI E' PIACIUTO:
scritto da Jacques Tati, uno dei miei cineasti preferiti, disegnato e diretto da Sylvain Chomet, uno dei miei autori di cinema di animazione preferiti, che ha messo in scena lo stesso Jacques Tati nel ruolo di un illusionista in declino, è un omaggio al grande regista francese nello stile di Chomet, ma nello spirito di Tati. Se appare meno corrosivo e irriverente rispetto ai capolavori di Tati, è perché questi trasse molti degli spunti di questa sceneggiatura per riversarli nei suoi lavori compiuti, e infatti se possiamo riconoscere ne L'illusionista molti elementi di Mon oncle (citazione diretta a parte), Play Time o Trafic, non è perché Chomet abbia copiato per rendere più riconoscibile l'impronta del maestro, ma proprio perché quelle erano idee di Tati. Chomet ci mette di suo la singolarità del suo disegno, la bellezza, di volta in volta spaziosa o angusta, degli scenari, la caricatura grottesca dei personaggi di contorno, il garbo e la pacatezza nel porgere il racconto. Del personaggio di Hulot qui emerge con chiarezza soprattutto la candida, spontanea generosità.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto L'illusionista in
lingua originale senza sottotitoli (la cui presenza è annunciata nella fascetta ma di fatto non mi risulta; ma non è un problema: non servono a nulla, dal momento che come in ogni film di Tati i dialoghi si amalgamano perfettamente con i runori ambientali e diventano essi stessi rumori).
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