COSA MI E' PIACIUTO:
è la perfetta normalità dell'ambientazione che rende particolarmente
inquietante questo film. Una normalità molto ricercata, quasi
dichiarata (i detective che vogliono intervistare i membri della "tipica
famiglia americana"), e tuttavia credibile. E così la storia
ti coinvolge a un punto tale che durante la famosa scena nel finale
mi sono sorpreso sull'orlo della sedia, pronto a prestare soccorso.
E pensare che il film l'avevo già visto. Tutti bravi gli attori,
aiutati dai dialoghi perfetti, intelligenti senza affettazione, spiritosi
con naturalezza, e sempre funzionali rispetto alla storia. E come al
solito, se non anche più del solito, la camera di Hitchcock danza
fra i personaggi (stupendo il movimento a retrocedere nella biblioteca,
come anche l'inquadratura sulla ragazza illuminata dal sole dall'alto
della scala, da cui lo zio la osserva) e ti trascina dentro.
COSA NON MI HA CONVINTO: nulla di rilevante. E' difficile trovare un
difetto grave in un film di Hitchcock, a maggior ragione in questo,
che lui considerava la sua opera prediletta.
CURIOSITA': l'attore che impersona il padre di
famiglia, ovvero Henry Travers, non è altri che il Clarence de
La vita è meravigliosa. Qui è senza ali, perché
il film di Capra è posteriore, ma soprattutto perché non
ci sono campanelli che suonano. Il doppiaggio italiano è stato
eseguito da attori di lingua madre spagnola, e il risultato è
comico.
Ho visto L'ombra del dubbio in lingua
originale con i sottotitoli in italiano.
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