COSA MI E' PIACIUTO:
credo che qui Murnau sfondi qualche porta sulla strada che conduce al
cinema moderno. La scelta delle inquadrature nella prima parte del film
è in alcuni casi ragguardevole per originalità ed efficacia.
Mi ha colpito la capacità di rendere ogni cosa comprensibilissima
senza ricorrere ai dialoghi. Non c'è una sola didascalia in tutto
il film! Jannings, la cui popolarità oggi è dovuta soprattutto
a "L'angelo azzurro", dove sostiene una parte analoga, è
molto bravo, e non cade mai nelle enfatizzazioni che spesso viziavano
la recitazione degli attori del muto.
COSA NON MI HA CONVINTO: il film secondo me è troppo lungo. La
storia è troppo semplice per reggere un'ora e quaranta minuti
senza i dialoghi. Il destino del protagonista è già evidente
dopo dieci minuti, e non c'è alcun crescendo drammatico. Ciò
che si dilata a dismisura è la dimensione patetica, e a me l'eccesso
di patetismo dà sempre l'impressione di una totale rinuncia al
pudore. Il doppio finale è un espediente che può funzionare
sulla carta, ma qui mi è apparso come una coda posticcia attaccata
con lo scotch.
Ho visto L'ultima risata nella versione originale con
i due cartelli sottotitolati in francese.
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