DI COSA SI TRATTA: la vita di un teatro parigino durante l'occupazione tedesca.
COSA MI E' PIACIUTO:
è un'affettuosa rappresentazione della normalità in condizioni di eccezionalità. Si veda l'episodio del prosciutto comprato al mercato nero per conto della bella ed elegante direttrice del teatro (Deneuve), perché anche le donne di gran classe debbono mangiare per sopravvivere. E già il titolo si riferisce a un elemento di routine: l'ultimo metrò non è l'ultima e irripetibile occasione per qualcuno dei personaggi in gioco, ma semplicemente e banalmente il mezzo pubblico da non perdere assolutamente se si voleva rientrare a casa propria prima del coprifuoco. Il film fu accusato da alcuni di non aver offerto un giudizio politico sulle vicende belliche, come se nel 1980 fosse ancora importante una presa di posizione. Peraltro ebbe un clamoroso successo di pubblico e di critica (10 César, fra cui miglior film, regia, Deneuve e Depardieu). Catherine Deneuve e Gérard Depardieu: due fuoriclasse molto ben contornati. Il finale rappresenta felicemente ciò che asseriva Bergman: il cinema non è realtà, e non deve spiegare tutto per forza. Si osservino i dirimpettai che si vedono attraverso la finestra dell'ospedale: a un certo punto da persone in carne ed ossa diventano figure pitturate su un fondale; e il bello è che Truffaut fa di tutto per farcelo notare.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto L'ultimo metrò in francese con i sottotitoli in italiano.
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