DI COSA SI TRATTA: Santa Rosa, 1949. un barbiere insoddisfatto del suo lavoro decide di tentare la fortuna nel business del lavaggio a secco, e scatena un domino di sciagure.
COSA MI E' PIACIUTO:
i fratelli Coen riescono spesso a raccontare storie terribili facendoci sorridere della feroce ironia della sorte, e non hanno nemmeno bisogno di rimarcare nulla, perché la scrittura è talmente sicura e limpida da non richiedere ammiccamenti. C'è la voce fuori campo del protagonista, il quale però si limita a narrare i fatti, o poco più. Sullo schermo, egli è una presenza che si riduce ai minimi termini, che parla pochissimo, e si limita a esistere e a fumare, quasi un fantasma fra la gente che lo ignora. Non gli piace nulla di ciò che lo circonda, ma tutto tollera, fino al giorno in cui la tentazione di cambiare vita lo induce, suo malgrado, a far esplodere tutto come una fabbrica di fuochi d'artificio. Il bianco e nero (nomination agli Oscar), in combutta con la collocazione temporale della vicenda, rafforza l'associazione al genere noir. I modelli (Il grande sonno, La fiamma del peccato, Le catene della colpa...) si affacciano timidamente, ma vengono spazzati via da questo treno in corsa che ha in sé ben altro vigore e ben altra profondità. Parlo di treno in corsa perché la narrazione, pur passando per pochi punti cardine, corre via spedita e implacabile. Rimarchevole il montaggio, sotto almeno due aspetti: le forme e le luci della coda di una sequenza spesso si ripresentano, completamente trasfigurate, nell'incipit di quella successiva (per citare solo l'esempio più facile, la calotta della ruota dell'automobile che si trasforma nella lampada del medico all'ospedale, una tecnica da cinema di animazione); le sequenze spesso esordiscono con una scena illuminata in modo insolito, così da offrire la chance allo spettatore di comprendere dove siamo capitati, prima che i personaggi, o la macchina da presa, comincino a muoversi. Bravi gli attori, in particolare Thornton. La giovanissima Scarlett Johansson mostra soltanto la promessa del suo fascino, ma è già in grado di esprimere il suo talento. Colonna sonora prevalentemente beethoveniana, con alcune Sonate per pianoforte e il Trio dell'Arciduca. In almeno un paio di occasioni l'abbinamento alle sequenze è geniale.
COSA NON MI HA CONVINTO: niente, direi che tutto funziona bene (le 4 stellette della valutazione riassuntiva distano pochi millesimi dalle 4 stellette e mezza, che avrei anche aggiunto, se non fossi così restìo a barare sulle mie tabelle-voto).
Ho visto L'uomo che non c'era in inglese con sottotitoli in italiano (per non udenti).
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