DI COSA SI TRATTA: vite parallele di due omonimi, Antonio Pisapia: uno è un calciatore di serie A sul finire della carriera, l'altro un cantante di successo.
COSA MI E' PIACIUTO:
la forza delle idee, che quando si ritengono buone e giuste si difendono a costo della vita, perché trascendono la vita di ognuno. "L'uomo in più" è l'espressione che riassume una particolare tattica di gioco, innovativa, che permette di avere una superiorità numerica nella fase offensiva. Non è, sia detto incidentalmente, un'invenzione di Sorrentino, ma, come confermato da lui, il 4-2-4, alternato al 3-3-4, che l'allenatore Ezio Glerean adottò al Cittadella proprio negli anni in cui il film è stato realizzato. E' tuttavia il simbolo di un progetto in cui l'immaginazione sfida la realtà, perché è un modulo molto rischioso che sfida il pragmatismo del "primo non prenderle". Tornando in concreto al film, esso non conta solo sul piano idealistico, ma altrettanto per la fattura, passando per l'accuratissima riscostruzione "storica" dei primi anni '80 nell'ambiente sportivo e in quello artistico, e per la notevole interpretazione dei due bellissimi personaggi principali da parte di Toni Servillo e Andrea Renzi. Se il riferimento reale al personaggio del cantante oscilla tra Franco Califano e Peppino Gagliardi, quello al Pisapia calciatore è senza ombra di dubbio la figura di Agostino Di Bartolomei, la cui vicenda ha rappresentato per Sorrentino lo spunto iniziale per la scrittura di questo film. In fondo, le idee buone e giuste di cui dicevo poc'anzi, sono anche quelle che fanno di Sorrentino uno degli autori più importanti del cinema di oggi, soprattutto perché sa svilupparle con rigore e coerenza.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
CURIOSITA': l'ex-calciatore e aspirante allenatore Antonio Pisapia studia gli schemi utilizzando il Subbuteo, che nei primi anni 80 era popolarissimo. Nell'intervista a Sorrentino contenuta nel filmato "Il pareggio non esiste", a corredo del film in questo dvd, l'intervistatore racconta che da ragazzo era un giocatore di Subbuteo incallito, ma a un certo punto scoprì che anche per quel gioco così apparentemente tranquillo "ci voleva il fisico", perché all'improvviso l'indice della mano destra che si accingeva a colpire la miniatura affinché si avventasse sulla palla cominciò a tremolare, e non ci fu più modo di tornare a giocare normalmente. Sorrentino ha confermato. Beh, confermo anch'io: dopo una banale parotite (gli orecchioni), verso i 17 anni, al rientro all'attività agonistica non potei più usare la mano destra per giocare, e fui costretto a imparare ad usare la sinistra. I risultati erano deludenti, e presto abbandonai del tutto il Subbuteo.
Ho visto L'uomo in più in italiano.
Questo film su Amazon.it
|