DI COSA SI TRATTA: due giovani, stanchi della loro vita quotidiana, scappano da Stoccolma e trascorrono l'estate su un'isola. L'estate finisce, Monika è incinta, Harry deve tornare al lavoro...
COSA MI E' PIACIUTO:
la duplice caratterizzazione ambientale, ovvero la società proletaria della grande città nel prologo e nell'epilogo, e la natura dell'estate nel cuore del film. Il folgorante debutto (o quasi debutto) di Harriet Andersson, che una volta Bergman definì la più talentuosa delle attrici con cui aveva lavorato: il titolo italiano è un omaggio a lei, anche se l'originale "Un'estate con Monica" è più bello e più fedele al senso del film. Un'estate con Monica è più da guardare che da ascoltare, ed è probabilmente l'aspetto visuale ciò che colpì negli anni '50 alcuni giovani registi francesi come Truffaut e Godard, non solo per i valori estetici, ma anche e soprattutto per la forza narrativa delle immagini.
COSA NON MI HA CONVINTO: la sceneggiatura nel complesso, scritta dal regista con l'autore del romanzo da cui il film è stato tratto, Per Anders Fogelström, contiene elementi di debolezza soprattutto nell'ingenuità dei dialoghi, ma anche nell'incapacità di cambiare marcia lungo il percorso. In altri termini, non ci sono sorprese al di là di qualche invenzione visuale da ammirare per sé. La scena della rissa sulla spiaggia è un terreno su cui Bergman gioca fuori casa, con palese goffaggine.
Ho visto Monica e il desiderio in svedese con i sottotitoli in francese.
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