COSA MI E' PIACIUTO:
un film così ingenuo che più ingenuo non si può,
una storia che a raccontarla più semplicemente di così
si passa subito alla lavagna dei buoni e dei cattivi. Se tutto questo
vi sembra sopportabile, è un film che vi piacerà. A me
è sempre piaciuto molto, perché c'è modo e modo
di semplificare, e per me Capra conosce quello giusto. Il messaggio,
ribadito in tutte le combinazioni possibili, è elementare: se
sei onesto, e credi che ciò che fai sia giusto, vai avanti per
la tua strada. Alcuni indimenticabili tocchi di classe di Capra: Smith
che si commuove perché vede piangere il boy scout che gli ha
consegnato il regalo a nome del suo gruppo, mentre in realtà
quegli piange perché i compagni lo hanno appena rimproverato
per essersi impappinato nel discorsetto; l'inquadratura del cappello
di Smith intimidito al cospetto dell'avvenente figlia del suo collega
senatore; Smith che fischia nell'aula del senato per verificare che
i colleghi "abbiano ancora una faccia". Il mio idolo Jimmy
Stewart è sempre grande, ma Jean Arthur non gli è da meno.
COSA NON MI HA CONVINTO: il patriottismo della prima parte, quasi un
documentario sulla nascita e sui valori della nazione americana, mi
pare eccessivamente caricato. Qua e là qualche zuccherino di
troppo che poteva tranquillamente restarsene nella zuccheriera (come
per esempio il primo piano sulla Arthur che si commuove mentre il giovane
senatore le parla delle bellezze naturali del suo paese). La musica
è insignificante.
CURIOSITA': avrei scommesso sul fatto che uno
dei reporter presi a pugni da Smith fosse interpretato dall'attore che
sfida e batte Charlot sul ring in Luci della città,
ma IMDb non sembra confortare la mia impressione.
Ho visto Mister Smith va a Washington in
inglese con i sottotitoli in italiano (chiuderemo un occhio su un paio
di casi di traduzione modello Altavista).
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