DI COSA SI TRATTA: una donna di Musashino, sobborgo di Tokyo, sposata per forza, è vittima della lotta fra i suoi princìpi e il "nuovo che avanza", all'indomani della II Guerra Mondiale.
COSA MI E' PIACIUTO:
la fine della Seconda Guerra Mondiale è vista come spartiacque fra la tradizione culturale giapponese e i nuovi costumi, che contraddicono violentemente l'etica ereditata dalle passate generazioni (qui rappresentate con un forte senso di morte). La nuova era è abbracciata in nome della libertà personale, un concetto che la sventurata signora contesta. I vecchi tempi sono identificati geograficamente con il villaggio rurale di Musashino, che l'espansione incontenibile della grande città di Tokyo (corrispondente al nuovo) sta per inghiottire. Un esempio di globalizzazione, quindi, da cui il giovane Tsumoto potrà salvare Musashino solo in forma ideale, come fiaccola della tradizione da portare in un futuro non immemore degli antichi valori. Il dramma, scandito da un ritmo incalzante (Mizoguchi non è Ozu...), si accende col susseguirsi di improvvise fiammate. Quando riposa per un attimo, ci apre le finestre sulle bellezze della natura incontaminata. L'orco (la periferia di Tokyo che avanza caoticamente) è appena al di là dell'orizzonte, ma ci verrà mostrato solo nella sequenza di chiusura. E' un film commovente e denso di significati, non troppo lontano dai vertici della cinematografia di Mizoguchi. Le musiche, molto belle al pari delle immagini, sono di Fumio Hayasaka, e si segnalano per l'ardimentoso tentativo, sorprendentemente riuscito, di conciliare il wagnerismo con la tradizione giapponese.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
Ho visto La signora di Musashino in giapponese
con i sottotitoli in inglese.
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