DI COSA SI TRATTA: la vita di Napoleone Bonaparte dall'adolescenza in collegio alla Campagna d'Italia.
COSA MI E' PIACIUTO:
la grandezza del personaggio è supportata dalla maestosità del progetto di Gance, pur tenendo conto dell'incompletezza della sua realizzazione (l'opera completa avrebbe dovuto raggiungere la durata di 40 ore). La misura delle ambizioni di Napoleone coincide con quella del cineasta visionario e megalomane, ma in senso buono, perché di idee per supportare tale grandezza Gance ne aveva eccome. Dal punto di vista tecnico e stilistico, Napoléon di Abel Gance prosegue il percorso di frenetico sperimentalismo del cinema impegnato degli albori, e così abbiamo una gran quantità di effetti speciali, per lo più realizzati in modo molto artigianale, che ancora oggi però destano un certo stupore. Si osservi il fotogramma di sinistra nella tabella qui sopra: siamo nelle battute finali del film. Napoleone marcia verso le fertili pianure italiane. Il flusso naturale e inarrestabile del suo esercito è rappresentato dall'acqua che scorre nel riquadro centrale, Bonaparte è raffigurato nei pannelli laterali. La colorazione riproduce, evidentemente, la bandiera francese. Quando componiamo quelle belle foto panoramiche costruite con più fotogrammi affiancati, potremmo ricordare che ci aveva già pensato Abel Gance nel 1927 (in altre sequenze infatti la somma dei tre pannelli costituisce un'unica inquadratura). Le quasi 4 ore di film sono cosparse di sequenze davvero mirabili: ricorderò fra tutte la battaglia nella neve davanti al collegio, l'assedio di Tolone, il discorso alla Convenzione, la fuga in barca dalla Corsica nel mare in tempesta, gli scrivani che devono trascrivere i nomi dei condannati a morte e si mangiano i documenti, l'assassinio di Marat, il ballo, e il già citato ingresso in Italia. C'è anche spazio per qualche piacevole e garbata scenetta umoristica (la goffaggine di Napoleone nei panni del corteggiatore). La colonna musicale scritta per questa versione del film, che fu presentata da Francis Ford Coppola nel 1981, è di suo padre Carmine; in parte originale, in parte irrobustita da apporti classici (Berlioz, Beethoven), è ben scritta e aggiunge qualcosa alla buona riuscita dell'operazione.
COSA NON MI HA CONVINTO: forse anche per sfruttare appieno le imponenti masse di comparse, le singole scene durano quasi sempre un po' di più di quanto non si auspicherebbe. 3 ore e tre quarti, alla fin fine, sono lunghe da passare, considerando che viene ripercorsa solo la prima parte della carriera di Napoleone ("e c'era ancora da affrontare il Minotauro", come direbbe Stefano Benni). Gli sguardi aquilini di Bonaparte/Dieudonné non sono sempre così aquilini come si vuol far intendere, qualche volta bisogna fidarsi.
Ho visto Napoléon con i cartelli in lingua inglese.
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