DI COSA SI TRATTA: breve storia del cinema dalla parte degli spettatori delle sale di tutto il mondo.
COSA MI E' PIACIUTO:
io ho visto questo film come se fossero i titoli di coda di una luminosa carriera, quella di Marco Ferreri, che ha dedicato la vita al cinema, e qui vuol dare un'idea di cosa quest'arte ha significato per la gente. Ferreri morirà un anno più tardi. Fra i numerosi spezzoni che ci mostra, da ricordare il documentario su De Sica che gira Ladri di biciclette, la Ingrid Bergman di Stromboli, ma anche La grande abbuffata dello stesso Ferreri, citazione che il regista usa per prendersi un po' in giro. Nelle sale cinematografiche è stato mostrato di tutto, ma è anche successo realmente di tutto: amore, nascita (Iaia Forte partorisce guardando una comica di Charlot) e morte (un infarto, un suicidio nei bagni mostrato e montato come in un film drammatico puro), conflitti sociali. I film servivano ai nuovi immigrati per imparare la lingua, prima dell'avvento della televisione, ma anche per essere informati di cosa succedeva nel mondo. Suggestivo e perfino commovente il cinema in aperta campagna (ungherese) in mezzo a mucche e galline.
COSA NON MI HA CONVINTO: è un film intenzionalmente senza capo né coda. Il montaggio delle sequenze potrebbe essere stato tranquillamente deciso con un sorteggio. L'esito della scelta, motivata da ragioni economiche, di girare quasi tutto il film in Ungheria, mi fa pensare alla celebre battuta di Woody Allen in Crimini e misfatti sulle lettere d'amore copiate da Joyce: "Ti sarai chiesta il perché di tutti quei riferimenti a Dublino".
Ho visto Nitrato d'argento in lingua originale con i sottotitoli in spagnolo (ho qualche difficoltà con l'ungherese, debbo ammetterlo).
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